di Maria Grazia Condello* - Un nuovo anno è alle porte e ogni istituzione scolastica è in fermento per garantire nuova linfa vitale all’intera comunità.
I processi di cambiamento con cui la scuola oggi si confronta richiedono l’elaborazione di nuovi modelli organizzativi e didattici, ma soprattutto esigono un impegno progettuale nella ricerca di risposte efficaci alle sfide educative poste dalla società complessa, pluralista e interculturale.
L’attenzione della comunità scolastica deve rivolgersi alle questioni di fondo che la scuola è chiamata ad affrontare con senso di responsabilità, tenendo conto delle mutate condizioni in cui si svolge l’azione educativa e didattica. Ma nonostante il continuo cambiamento del
setting didattico in termini contestuali e generazionali che il nostro tempo impone, la scuola deve ancorarsi con forza al tradizionale ruolo educativo e formativo in termini prospettici, progettuali, reinventandosi continuamente fucina di cultura, per rispondere efficacemente alle esigenze più profonde di una generazione frantumata e disillusa. In questa società sembra che il polo attrattivo tocchi al mercato che conduce i ragazzi sulla via del tutto e subito, del divertimento, dell’onnipotenza, dell’orgoglio smisurato, del successo, del consumismo, dove ciò che si consuma è la vita stessa dei giovani.
È proprio in questo mondo, invece, che la scuola si impegna attivamente per un’alternativa credibile e culturalmente elevata, fornendo uno sguardo capace di cavalcare le orme del sogno, del progetto di vita che viene affidato all’“in–segnante”, a cui è richiesto prima di tutto il coraggio, la lungimiranza, la tenacia, la disponibilità e la responsabilità dell’educatore, per valorizzare la persona ed ergersi come punto di riferimento. Il futuro e la speranza passano da uno sguardo: lo sguardo del primo giorno di scuola, quello sguardo con cui un vero “in– segnante” è capace di “segnare in profondità” e andare oltre. È proprio quello sguardo che accompagna e dà senso, ridando forza a quella chiave relazionale in cui si gioca il principio di insegnamento– apprendimento: uno sguardo amorevolmente responsabile e responsabilmente amorevole, in grado di leggere i mutati lineamenti del tempo e della società, ma capace anche di andare oltre, di emozionarsi ed emozionare nel riproporre valore e valori, nella forza della condivisione e dell’autorevolezza che deve avere un uomo che si proietta al domani per generare cultura e il futuro dei propri discenti. Da quello sguardo si deve partire, per ridare spessore e dignità alle relazioni che realizzano la comunità educante, stringendo nuovamente con vigore il patto educativo tra scuola e famiglia, nel coraggio e nella consapevolezza che la scuola oggi ha una missione in più da compiere: far riscoprire il valore di una formazione multidimensionale e olistica che abbia al centro la persona e non un tecnico, per ridare spessore e dignità all’amore dei giovani che passa attraverso la cultura.
* insegnante
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