di Roberto Pennisi * - Papa Francesco, nell’Udienza Generale di mercoledì 10 ottobre, proseguendo la catechesi sui Dieci Comandamenti, si è soffermato sulla Quinta Parola: “Non uccidere”. Il Papa ha premesso che il valore basilare che deve regolare i rapporti umani è il valore della Vita. Ancor più il rapporto tra la Madre e il figlio in grembo. Eppure alla soppressione della vita in grembo si ricorre. L’aborto avviene e, nel nostro Paese, è regolamentato da una legge dello stato, precisamente la 194 del 22 maggio 1978. Papa Francesco ci invita a riflettere che l’aborto è la soppressione,nel suo sbocciare, di una vita innocente e inerme. Così il Papa ci chiede: "Ma come può essere terapeutico,civile o semplicemente umano un simile atto?”. Agli esperti, ma anche a ciascuno la risposta. Chi come noi, operatori del Consultorio Familiare dedicato alla difesa della Vita e della Famiglia, vive da vicino il dramma dell’aborto non può che dare piena ragione a Papa Francesco quando afferma che il pensiero di abortire nasce dalla paura. La paura di affrontare una realtà inaspettata, sconvolgente. Un bambino nel grembo materno, un feto di poche settimane di esistenza, perfettamente sano o anche se malato, anche se irreparabilmente affetto da una grave malformazione, dice il papa e noi con lui: “Non può essere fatto fuori. Un bimbo malato è come ogni bisognoso della terra, come un anziano debole, come un migrante disperato, come tanti poveri che stentano ad andare avanti, come ogni vita fragile e minacciata”.
La paura, dice il papa, si può vincere, anche nei casi più drammatici, noi operatori del consultorio lo sappiamo bene, con l’accoglienza, la vicinanza, la partecipazione, la vera solidarietà. Tutto questo si può trovare nelle associazioni di volontariato. Lo sottolinea il papa,sempre nella catechesi,con queste parole: “Vorrei fermarmi per ringraziare tanti volontari, ringraziare il forte volontariato italiano, che è il più forte che io abbia conosciuto”.
Noi del Consultorio, da sempre, facciamo parte di una rete a difesa della vita che vede la partecipazione attiva del Centro di Aiuto alla Vita (C.A.V.), anche con il “Progetto Gemma”, di Casa Accoglienza “Suor Antonietta Castellini” ed ancora, tra gli altri dell’associazione “Il cuore in una goccia”, fondata dal prof. Giuseppe Noia, del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. Quest’ultima associazione, nascendo dall’esperienza ormai quarantennale di ecografie in gravidanza,del suo fondatore,ha voluto sviluppare una base culturale per promuovere l’accoglienza e la difesa della vita nascente,fin dal momento del concepimento. L’intento è quello di colmare l’enorme gap culturale nel drammatico territorio delle patologie prenatali, fino a realizzare addirittura lo“ Hospice prenatale”, per non escludere, per non abbandonare nessuno, mai. Anche in un feto, dice il papa, Cristo ci sta cercando, sta cercando il nostro cuore, per dischiuderci la gioia dell’amore.
* Direttore del Consultorio diocesano
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