Avvenire di Calabria

120 anni dopo il documento di San Pio X: snodo decisivo fra la “trincea” e la maturità del laicato

Superato il “non expedit”, la Chiesa promuove una partecipazione responsabile attraverso organismi laicali autonomi e coordinati

di Davide Imeneo

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Pio X non forniva ricette ma un asse portante: «invocare la grazia, organizzare le energie, evitare la dispersione»

Vale la pena chiedersi perché il documento “Il fermo proposito” emanato da Pio X l’11 giugno 1905 – seconda Pentecoste del suo pontificato – resti ancora una miniera per chi voglia capire lo snodo decisivo fra il cattolicesimo “in trincea” post-unitario e la stagione dell’impegno laicale maturo. Il Papa, allora appena insediato, prendeva le redini di un Paese in cui vigeva il «non expedit»: ai cattolici era sconsigliato entrare direttamente nella vita parlamentare.



Ciò non impedì a Giuseppe Sarto di immaginare una partecipazione più capillare e responsabile, ma senza scorciatoie: «instaurare omnia in Christo» era l’orizzonte, non uno slogan, e la fiducia che lo sosteneva «nella potente grazia di Dio» anticipava l’idea – divenuta corrente solo un secolo più tardi – che la spiritualità viene prima della strategia. Per coglierne la portata bisogna ricordare che, appena un anno prima, l’Opera dei Congressi – l’ombrello sotto cui si erano mossi i cattolici italiani fin dal 1874 – era stata sciolta per logoramento interno e contrasti ideologici.

«Il fermo proposito» non si limita a chiudere una fase; apre un laboratorio affidando la “ricostruzione” del Paese a quattro grandi organismi laicali, tra loro autonomi ma vigilati dall’episcopato: Unione Popolare, Unione Economico-Sociale, Unione Elettorale e Società della Gioventù Cattolica. Nel giro di pochi mesi quegli statuti, approvati nel 1906, traghettarono migliaia di militanti verso forme di apostolato che mescolavano catechesi, alfabetizzazione, microcredito agrario e – ironia della storia – un’educazione alla politica capace di preparare il terreno al Patto Gentiloni del 1913. Il punto meno scontato, e forse più attuale, è nel capitolo centrale dell’enciclica, là dove Pio X definisce l’Azione Cattolica «laica sì, ma dipendente dall’autorità ecclesiastica».

L’espressione è stata letta per decenni come il timbro di un controllo verticale; e invece rivela un’idea di corresponsabilità sorprendentemente elastica per l’epoca. La “dipendenza” non è mero obbedienzialismo: significa riconoscere che l’identità ecclesiale precede l’appartenenza di parte, evitando che i circoli parrocchiali si riducano a comitati elettorali o, all’opposto, a salotti spiritualisti. Ne scaturisce quella che oggi chiameremmo “sinodalità di base”, in cui i laici sono protagonisti non perché sciolti da vincoli, ma perché radicati in una casa comune.

Per questo, a pochi giorni dall’anniversario, la rievocazione sarebbe sterile nostalgia se non provocasse un esame di coscienza: quanta parte del nostro associazionismo rischia di restare enclave autoreferenziale? Quanto dell’impegno cattolico in politica si riduce a ricerca di visibilità? Pio X non forniva ricette ma un asse portante: «invocare la grazia, organizzare le energie, evitare la dispersione». «Il fermo proposito» non è una reliquia cartacea. È piuttosto il promemoria che, per un cattolico, la fede diventa cultura solo se attraversa i gangli della città: mercati del lavoro, scuole, quartieri periferici, consigli comunali.


PER APPROFONDIRE: Comunicazione e Giornate mondiali della Gioventù, verso il primo appuntamento con Papa Leone XIV: Matteo Liut ne parla a Reggio Calabria


Il Papa veneto lo scriveva quando il suffragio universale era ancora incompleto e il mondo ecclesiastico rischiava di essere desertificato dal modernismo. Noi lo rileggiamo in un’Italia secolarizzata, con un laicato numericamente ridotto ma non per questo condannato all’irrilevanza. Quel che farà la differenza, allora come adesso, non è la grandezza delle strutture – il clima napoleonico di certe ambizioni ecclesiali è tramontato – bensì la saldatura fra contemplazione e progetto, fra liturgia e cantiere.

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