
San Sperato: alla ricerca della nostra identità di fede
La vita e la testimonianza del grande martire San Sperato esprimono un appello costante a
Resta aperta la sfida di motivare chi non sceglie la divisa, con proposte che diano senso alla cittadinanza attiva
Il Parlamento italiano il 14 novembre 2000, con la legge n. 331, decide di sospendere l’obbligo di leva e al fine di garantire continuità alla significativa esperienza dell’obiezione di coscienza, istituisce con la legge 6 marzo 2001, n. 64 il Servizio Civile Nazionale. Dal 2005, anno in cui è stata anticipata, ai sensi della legge 23 agosto 2004, n. 226 la leva non è più obbligatoria e di conseguenza anche il servizio civile viene svolto su base esclusivamente volontaria.
L’approvazione di tale legge apre scenari nuovi, sensibilità e assunzioni di responsabilità più consone ai tempi moderni; dare la possibilità alle nuove generazioni di poter scegliere come “difendere” il proprio Paese diventa scelta non “forzata” ma consapevole e responsabile per un impegno vero e libero. Diventa piena maturazione di singoli giovani alla cittadinanza attiva con piena crescita civile dell’intera collettività; la quale oggi può scegliere “volontariamente” di indossare una divisa, di scegliere “volontariamente” il servizio civile, oppure di scegliere “di non fare nulla”, il che preoccupa. Preoccupa la fatica di scoprire e sperimentare una mentalità educativa nuova e di una nuova prospettiva sulla guerra e sull’opposizione alla violenza.
Il 1 gennaio 2006 è entrato in vigore anche il decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, emanato in attuazione dell’articolo 2 della sopracitata legge n. 64, con il quale sono stati disciplinati le norme applicative e organizzative del servizio civile nazionale. Attraverso queste leggi sia la leva obbligatoria che il servizio civile si affrancano dall’obiezione di coscienza (legge 772/72 – legge 230/98) e pertanto, il servizio civile nazionale e poi universale, diventano un’autonoma e libera modalità di contribuire alla tutela dei diritti della persona, all’educazione alla pace, alla solidarietà e cooperazione e in particolare si ribadisce il concetto di servizio civile come forma di “difesa della Patria” e di definizione più chiara di “status” dei giovani in servizio civile.
Grandi testimoni e operatori di pace da Gesù ai giorni nostri: Don Primo Mazzolari, Don Lorenzo Milani, Madre Teresa di Calcutta, Don Tonino Bello, Mons. Giovanni Nervo, Don Giuseppe Pasini (per citarne alcuni) il nostro Don Italo Calabrò, tanti motivati obiettori di coscienza e giovani che hanno svolto il servizio civile, nei loro scritti e nelle loro testimonianze e dal confronto coi i loro coetanei che hanno svolto il servizio di leva, hanno sempre affermato l’inutilità della leva obbligatoria; dello spreco immane di ingenti somme di denaro per la costruzione di armi e la sfrenata corsa a possedere sempre più armi e strumenti tecnologici moderni per armare gli eserciti.
La sospensione dell’obbligo di leva, obbliga tutti noi a guardare in modo diverso i giovani: va superato l’atteggiamento di “attesa” nei confronti dei giovani e di richiesta a loro di adeguarsi ad attività preconfezionate, caratteristiche della fase dell’obbligatorietà, per costruire un dialogo con le loro aspettative. È necessaria una “rete di opportunità” che coinvolga soggetti finora rimasti ai margini, capace di rispondere alla loro voglia di protagonismo e alle loro esigenze che i giovani accolgono nella misura in cui trovano in essa occasioni positive.
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Va dunque costruito un ventaglio di proposte, di impegno civile, di campi di formazione, di nuove forme di obiezione (perché c’è ancora necessità di obiettare), di momenti comunitari, per offrire a tutti giovani di diversa provenienza esperienze importanti, non “obbligatorie” ma di senso: di educazione alla solidarietà, alla gratuità, alla cittadinanza e alla pace.
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