Quante volte dobbiamo chiedere perdono per le fragilità dell’uomo che hanno anche il potere di manipolare e sfruttare le altrui debolezze. Lo chiediamo anche in una delle ultime preghiere, che per i morti, la comunità cristiana rivolge a Dio: «Perdona le loro colpe a causa delle fragilità umana». Il perdono donato e ricevuto scaturisce dal senso profondo della vergogna che si prova e nella certezza che Dio fascia il cuore ferito e corrotto ma convertito; è un cammino serio che richiede anche un atto di riparazione, un’assunzione di responsabilità, un chiedersi, per aiutare la comunità ferita, che cosa può portare un uomo a compiere atti non accettabili, che racchiudono e generano una tragedia, sgomento e tristezza. La gravità è l’abuso, l’atto manipolatorio, la bassezza dell’atto sessuale con minori o deboli e vulnerabili che provoca ribrezzo e rifiuto. In tanti ci chiediamo, quando si viene a conoscenza di fatti così gravi, «ma sarà vero?». La certezza è che si soffre, si è disorientati. In molti casi incapaci di reagire e se lo facciamo ci schieriamo, non assumendo così una posizione riconciliante ma guerrafondaia. Vendetta perdente. Dobbiamo cercare la verità che rende liberi dal peccato che genera solo devastazione e oscurità.
Non so perché, ma se fatti così contorti e complessi fossero compiuti da un sacerdote, ma anche da un fedele battezzato, ritornerebbero in mente queste parole: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui. Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua» (1 Corinti 12,26–27). È un sentimento che pervade chi ha sensibilità ed è accorato, dominato da dolore profondo – che non è passeggero o estemporaneo – soffriamo tutti e vorremmo capire di più. Come avviene quando c’è chi si schiera dalla parte del presunto abusatore e chi, per ovvie ragioni, sta dalla parte delle presunte vittime: vittime di una società che ha erotizzato il corpo, che le ha esposte con la digitalizzazione a oggetto di desideri perversi. Gesù ci direbbe, e non è solo una sterile provocazione: «Ero nudo e non mi avete vestito», noi distratti e superficiali rispondiamo con supponenza e presunzione: «E quando non ti abbiamo vestito? Non è parte viva del ministero sacerdotale vestire le nudità degli altri? E non svestirla? Non è un comportamento sacerdotale quello di difendere dalle aggressioni e non essere un aggressore? Non dobbiamo, noi sacerdoti, difendere fino alla morte i piccoli e i deboli?». Ma sappiamo che anche un sacerdote può essere incapace di amare, anzi può diventare mercenario e senza luce: funebre e senza amore.
Comunque sia, è utile ribadire che – in ogni caso – un prete non può svolgere il ministero se approfitta o/e abusa dei deboli, dei piccoli, dei vulnerabili. La tolleranza zero assume un significato autentico che ovviamente non esclude la misericordia e il perdono, ma impone l’assunzione di responsabilità personale nei confronti delle presunte vittime, nei confronti della comunità cristiana, e non solo. La violenza sessuale su minori e sulle persone deboli e vulnerabili da parte di chi ha più forza nel dominare e rendere schiavi è un atto esecrabile da condannare senza tentennamenti. Non si deve lasciare, però, niente di intentato, di nebuloso, si devono accertare con solerzia e competenza le responsabilità. Monsignor Morosini lo ha ricordato mercoledì scorso a proposito del caso di don Carmelo Perrello, indagato per rapporti con minori e detenzione di materiale pedopornografico: «Sono fiducioso nel lavoro della magistratura». Non è da tutti avere sin da subito un atteggiamento amorevole nei confronti delle presunte vittime, chiedendo perdono per l’eventuale male arrecato.
*Presidente Associazione Meter
26/11/2020 - L'autorevole associazione rammenta che negli ultimi 12 giorni ha denunciato più di 100mila video pedopornografici partendo da un rinomato social che divulgava in tutto il mondo «una inquantificabile mole di video e foto»
05/05/2020 - La denuncia arriva da don Fortunato Di Noto in occasione della chiusura della Giornata per le vittime di abusi indetta dalla sua associazione, la Meter Onlus impegnata da tantissimi anni contro questo fenomeno dilagante (e raccapricciante).
04/03/2020 - L'avvocato Manuela De Sensi sarà la coordinatrice; mentre don Davide Imeneo ne sarà il portavoce. I dettagli del regolamento, fortemente voluto dal Santo Padre, sono stati approvati nel corso dell'ultima sessione della Cec.