Ma forse il libro migliore, che tutti leggono, è quello di un’esistenza mite, come quella condotta da Pino Puglisi. I testimoni al processo canonico hanno attestato più volte il suo temperamento mite, tanto da paragonarlo ad Abele: «Certamente, per Puglisi non deve essere stato semplice imitare Cristo e assumere su di sé il compito, urgente e necessario di porsi a capo del suo piccolo gregge impaurito... Prima di affidargli una così importante fatica storica, il Signore lo ha munito delle nobili risorse necessarie: gratuità, umiltà, temperanza, penitenza e capacità di perdonare» ( Padre Pino Puglisi profeta e martire. Beato, 2013). E tanta, tanta mitezza. La mitezza, sul piano generale, trova il punto più alto di espressione nel Cristo sulla croce. Frère Christian, priore della comunità di Tibhirine in Algeria, uno dei sette monaci uccisi nel 1996 dai fondamentalisti islamici, in Più forti dell’odio riferisce di un colloquio tra lui e un suo amico musulmano, in relazione alla croce di Cristo. Emerge che ci sono due croci: quella di legno dove Gesù è inchiodato e quella del Suo corpo con le braccia distese.
La croce di legno è la croce offerta dall’empietà, dall’ingiustizia, dal bacio ingannevole, dai falsi testimoni; è la croce scaturita dall’accordo tra i poteri, purché Gesù venga tolto di mezzo. Ma vi è anche l’altra croce, quella del corpo di Gesù, la croce delle braccia distese sul legno per un atto di libero amore. Il crocifisso è il mite che ama fino all’estremo, che si lascia inchiodare dal male, ma continua a fare il bene. È risaputo: nelle città ci sono i profeti, come l’inascoltato Battista, ma ci sono anche quelli che non vogliono sentire. E noi, preferiremo un’esistenza lontana dal Signore, prona al potere del mondo, oppure al suo giogo (Mt 21,30)? È un interrogativo di don Pino. «Un altro dei valori emergenti – disse una volta 3P – è il potere, visto non come servizio verso gli altri, ma come mezzo per procurarsi il piacere.
Ma non è così. Il piacere non dà gioia. Cristo ci chiama a un cammino alternativo, controcorrente: 'Cercate innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e le altre cose vi saranno date in più'». Nel discorso della montagna, nella terza beatitudine, sono chiamati beati coloro i quali allo stile della violenza e del sopruso preferiscono – anzi oppongono – il temperamento dolce, disposto alla pazienza e alla misericordia. Costoro, non i potenti, né gli affaristi, erediteranno la terra, perché la mitezza non è solo una virtù etica, ma è un dono divino, che fiorisce nel cuore del credente capace d’amore per l’altro e di perdono.
La mitezza richiede più forza della violenza. È l’eroismo del bene. Un dato emblematico: nel corso della riunione (nel gennaio 2015) della Commissione regionale antimafia nel Centro palermitano Padre nostro, il presidente del Centro chiarì: «È un atto di solidarietà al nostro ente, dopo gli atti vandalici subiti negli ultimi tre mesi». E i ragazzi, nella loro lettera alla Commissione, scrissero: «Oggi con il martirio e la beatificazione di padre Puglisi si associa Brancaccio a speranza. Il suo esempio ci ha insegnato a opporci alla violenza, all’ingiustizia e alla prepotenza, ci ha insegnato l’amore per la nostra terra, abitata anche da uomini onesti. Noi vogliamo ribellarci alla mentalità mafiosa, vogliamo vivere la nostra cittadinanza in maniera attiva». È il dono di un uomo mite, ucciso per il suo amore per Cristo, ma che ancora parla e sorride al mondo e resta orizzonte al quale tendere, cammino da imitare, speranza che non muore.
* Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, postulatore della causa di canonizzazione di don Pino Puglisi
09/02/2021 - «Rispondiamo con fede, speranza, carità all’invito di papa Francesco!» dice l'arcivescovo della diocesi di Catanzaro - Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, che indica alcuni spunti di riflessione per questo nuovo cammino spirituale.
28/01/2021 - Promossa dall’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace la serata è prevista per le ore 17 nella Chiesa del Monte dei Morti a Catanzaro e sarà presieduta ed introdotta dall’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone.
10/01/2021 - L'intervento del Procuratore nazionale antimafia al webinar promosso dal centro studi intitolato al magistrato siciliano che sarà dichiarato beato: «È stato un uomo senza compromessi. Non ha mai pensato allo ''spettacolo''». All'incontro digitale hanno partecipato, tra gli altri, anche il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e monsignor Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di beatificazione.