«Non sono neppure due su 10 le donne che, in Italia, riescono a partorire ricorrendo alla procreazione assistita, mentre nove su 10, con lo stesso termine di paragone, sono quelle che, dopo aver conferito l’incarico a un ente autorizzato, riescono a portare a termine l’adozione internazionale di un minore abbandonato. Eppure, incredibilmente, la prima in alcune regioni si paga con un ticket ospedaliero, la seconda invece non gode di alcun supporto». Lo sostiene il presidente di Amici dei bambini (Aibi), Marco Griffini. Il commento si riferisce ai dati della relazione annuale al Parlamento sull’applicazione della legge 40/2004.
«Lo Stato italiano ha fatto la scelta di investire sulle procreazioni medicalmente assistite (Pma), la procreazione assistita, nonostante i risultati non brillanti, come dimostra la relazione al Parlamento – spiega Griffini – e di lasciare le adozioni internazionali al loro destino. Così alle coppie italiane che hanno difficoltà ad avere figli non viene offerta altra possibilità se non il ricorso al calvario della Pma. Con la conseguenza che l’Italia, che è sempre stato il Paese più accogliente al mondo con i minori in stato di abbandono, ha visto calare le adozioni internazionali dalle oltre 4mila del 2011 alle mille scarse del 2018. Eppure per favorire le adozioni, basterebbe così poco: snellire un percorso iper–burocratizzato, per esempio con l’eliminazione della idoneità giudiziaria, e, come era stato ipotizzato in sede di Legge di bilancio 2019, introdurre un bonus di 10mila euro per ogni adozione».
27/12/2020 - Seppure viviamo un’era fortemente ideologica il nucleo familiare resta il punto di riferimento. L’imperversare del Coronavirus ci ha fatto riscoprire l’importanza del focolaio domestico nella quotidianità. Oggi la Chiesa festeggia la Sacra Famiglia, intuizione di papa Giovanni Paolo II diventata ormai abitudine. Serve, però, ricordarsi le parole usate in San Pietro dal Pontefice polacco: «Siete l’ambiente di vita».
20/12/2020 - Perché la Chiesa italiana ha ritenuto di intervenire ora con una sua riflessione sul fine vita? Monsignor Carlo Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente della Commissione episcopale per il Servizio della carità e la salute, segue da tempo l’elaborazione del documento «Alla sera della vita».
18/12/2020 - Riunirsi in famiglia quest’anno sarà più difficile o addirittura impossibile, ma in ogni casa c’è un “mirabile segno” che può farci sentire tutti uniti in contemplazione del Natale e del Signore che viene.