Grande partecipazione questo sabato (11 luglio) alla manifestazione #RestiamoLiberi organizzata in concomitanza con altre cento piazze italiane, per difendere la libertà di espressione minacciata dal ddl “Zan-Scalfarotto”. Nello scenario della centralissima piazza Italia di Reggio Calabria oltre 200 persone hanno animato il flashmob “imbavagliato”, silenzioso ma molto potente per impatto comunicativo.
La legge “Zan-Scalfarotto” viene contestata perché ingannevole: si presenta come necessaria per punire le discriminazioni nei confronti di persone con attrazione per lo stesso sesso ma, in realtà, ogni violenza è già punita dal nostro ordinamento giuridico. Ed esistono anche le aggravanti da applicare ove necessarie. Una legge, quindi, inutile. Ed una legge pericolosa perché mira a istituire un nuovo reato, quello di omofobia appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così spazio a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno chiunque esprimerà un’opinione non allineata al Pensiero dominante. Ma in una democrazia liberale, il cittadino deve conoscere prima le conseguenze penali delle proprie azioni, non dopo e a causa solo delle proprie idee o convincimenti. Con questo testo di legge, infatti, non solo non si definisce il reato – e quindi non si determinano le conseguenze delle proprie azioni – ma addirittura si potrebbe configurare come “odio” e “violenza” la critica a modelli sociali e a statuti antropologici come l’utero in affitto o l’adozione di bambini a coppie dello stesso sesso.
La certezza del diritto rappresenta la pietra angolare dell’ordinamento di uno Stato democratico e delle sue garanzie costituzionali. La voluta incertezza nella determinazione delle norme, come nel caso del testo “Zan-Scalfarotto” che NON definisce il reato di omofobia, rappresenta una dinamica storicamente utilizzata per insediare logiche di potere totalitario e dittatoriale. Notoriamente, al venir meno della certezza del diritto e della correlazione regola-sanzione, si apre la strada all’esercizio arbitrario delle “interpretazioni” e, quindi, delle sanzioni solo per i presunti “nemici” od “oppositori”. È questa l’origine di una società basata sulla disuguaglianza e l’oppressione delle libertà fondamentali!
Ecco le ragioni di chi sabato è sceso in piazza con un bavaglio alla bocca. Restiamo liberi dunque! Liberi di pensare, di educare, liberi di esprimerci, di professare il nostro credo, liberi di dire no ad una legge bavaglio.
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