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Presentati questa mattina a Cagliari, presso la Curia arcivescovile, i progetti e i dati sull’utilizzo dei fondi 8×1000 nella diocesi. Sono intervenuti l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, mons Giuseppe Baturi; il responsabile del Servizio diocesano del Sovvenire don Alessandro Simula; il vicario episcopale per l’amministrazione dei beni temporali della Chiesa don Giuseppe Camboni; l’economo Massimiliano Rocco; il direttore dell’Ufficio tecnico per l’edilizia di culto e per i beni culturali don Mario Pili, e Marcello Porceddu referente della progettazione Caritas in diocesi.
In occasione dell’incontro è stato prodotto e presentato un video che racconta le esperienze dell’8×1000 sul territorio e il sito web del Servizio Sovvenire diocesano.
Ripercorrendo l’entrata in vigore, il 3 giugno 1985, dell’accordo di revisione del Concordato del febbraio 1984 e il Protocollo addizionale dello stesso anno, mons. Baturi ha parlato di “passaggio epocale per i rapporti tra Stato e Chiesa in Italia” e di una riforma che, “superando il vetusto modello della congrua” ha aperto la strada a “un sistema nuovo, fondato su principi di giustizia, solidarietà e corresponsabilità”. L’Accordo, ha sottolineato, ha costituito “il frutto di un lungo lavoro di confronto tra Chiesa e Stato, culminato nella creazione di una commissione paritetica che avrebbe dovuto delineare una normativa organica sui beni ecclesiastici e gli impegni finanziari dello Stato. Il suo obiettivo era chiaro: superare un sistema ormai inadeguato alle esigenze pastorali e costituzionali del tempo, instaurando un nuovo modello di cooperazione che fosse trasparente, equo e maggiormente aderente ai principi evangelici e conciliaristi”.
L’8×1000, si legge in una nota della diocesi, “è una delle principali fonti di finanziamento delle opere e attività pastorali della Chiesa, tra cui quelle destinate alle persone più fragili, alle famiglie, ai giovani, alle missioni”. “Moltiplicatore concreto di risorse e servizi per i bisognosi”, è anche “strumento di promozione e salvaguardia del lavoro, di valorizzazione e tutela del patrimonio artistico” e “volano per incrementare le attività di welfare comunitario, anche attraverso la costruzione di reti di solidarietà e il rafforzamento di una vera e propria cultura del volontariato”.
Fonte: Agensir