Avvenire di Calabria

Cinque serate all’aperto nel cuore delle Feste Mariane: identità e comicità tornano protagoniste nei "giardini pubblici" della città

Alla Villa Comunale il Festival del teatro popolare: al via cinque serate tra arte e tradizione reggina

Dal 7 all’11 settembre la rassegna promossa dalla Federazione italiana teatro amatori porterà in scena le compagnie storiche. Un appuntamento sempre più amato dal pubblico

di Redazione Web

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Torna anche quest’anno, dal 7 all’11 settembre, il Festival del teatro popolare alla Villa Comunale “Umberto I” di Reggio Calabria. La rassegna, giunta alla seconda edizione, propone cinque serate di teatro all’aperto in occasione delle Feste Mariane, con protagoniste alcune delle compagnie più radicate e amate del panorama reggino.

Cinque giorni di teatro sotto le stelle

Ha preso ufficialmente il via oggi, domenica 7 settembre, la seconda edizione del Festival del teatro popolare, organizzato dalla Federazione italiana teatro amatori con il patrocinio della Città Metropolitana e del Comune di Reggio Calabria, nell’ambito del cartellone ufficiale delle Feste Mariane.



Fino a giovedì 11 settembre, il palco della Villa Comunale “Umberto I” ospiterà ogni sera, alle 21.30, uno spettacolo diverso, scelto per rappresentare l’anima più autentica del teatro popolare reggino, tra ironia, sentimento e memoria condivisa.

Un cartellone ricco di volti e storie del territorio

Ad aprire il festival, questa sera, sarà la compagnia Blu Sky Cabaret con la commedia Due matrimoni e un funerale, per la regia di Caterina Borrello. Lunedì 8 settembre sarà la volta della compagnia La Quinta Essenza – Ortì, che porterà in scena Ditegli sempre di sì di Giuseppe Lombardo. Martedì 9 saliranno sul palco gli attori dell’Aps Francesco Amendola – Compagnia Angela Barbaro, impegnati nella rappresentazione di Notizie di la Merica, con la regia di Licia Ruffo.


PER APPROFONDIRE: Reggio Calabria, il teatro diventa “mobile” trasformando le periferie in palcoscienici a cielo aperto


Mercoledì 10 settembre sarà invece il momento della Piccola compagnia del teatro di Pellaro, diretta da Giuseppe Minniti, che proporrà il testo A finestra. A chiudere il festival, giovedì 11 settembre, sarà la Compagnia teatrale San Paolo alla Rotonda, con la commedia L’eredità dello zio Canonico, diretta da Giuseppe D’Agostino.

«Un festival che racconta la nostra identità»

Presentando l’iniziativa nei giorni scorsi, il sindaco Giuseppe Falcomatà ha sottolineato il valore di un festival che «rinnova la nostra identità culturale e racconta le piccole e grandi verità del vivere quotidiano con il linguaggio diretto e familiare del teatro popolare». Ha poi espresso l’auspicio che la rassegna possa diventare un appuntamento stabile nel calendario culturale cittadino, capace di valorizzare le realtà teatrali locali e di coinvolgere sempre nuove generazioni.

Falcomatà ha rivolto un ringraziamento sentito alle compagnie, agli attori e a tutte le maestranze che, con passione e professionalità, tengono viva una tradizione teatrale che è parte integrante della storia della città.

Anche il vicesindaco metropolitano Carmelo Versace ha evidenziato l’importanza di sostenere le compagnie reggine, definite «tutt’altro che amatoriali», vista la qualità del lavoro che portano avanti. Ha poi rilanciato l’idea di trasformare il festival in un evento itinerante, da portare nei diversi quartieri e centri del territorio metropolitano durante tutto l’anno, come filo conduttore tra le diverse festività mariane.

Teatro popolare: una risorsa per la città

A nome della Federazione italiana teatro amatori, Giuseppe Minniti ha espresso gratitudine verso le istituzioni per aver creduto nel progetto fin dalla sua nascita, mentre Michele Carilli, presidente provinciale della Federazione, ha presentato il programma della rassegna, ricordando con emozione la figura di Mimmo Raffa, attore e regista recentemente scomparso, fondatore della compagnia Blu Sky Cabaret.



Il Festival del teatro popolare si conferma così non solo un’occasione di intrattenimento, ma anche un luogo di memoria e appartenenza, capace di restituire alla città uno spazio di comunità attraverso l’arte della scena. Un teatro che nasce dal basso, parla la lingua di tutti e sa raccontare, con leggerezza e profondità, ciò che unisce davvero: l’essere parte della stessa storia.e che, anche sul palco, continua a vivere.

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