Avvenire di Calabria

L'associazione di categoria dice no alla proroga dello split payment

Ance: serve far ripartire il settore edile riaprendo i cantieri

Redazione Web

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«Se veramente sarà confermata, la richiesta di proroga che il Governo avrebbe avanzato in Europa, si tratterà dell’ennesima prova che invece di voler aiutare le imprese si fa di tutto per farle chiudere soprattutto in questo momento».

«Se questo dovesse essere lo spirito che continua ad animare il Governo anche dopo il confronto avvenuto nel corso degli Stati generali dell’economia - ha sottolineato il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante - ci sarebbe davvero poco dall'essere fiduciosi. Quello che serve con urgenza - ha aggiunto il presidente dei costruttori calabresi - è far ripartire il settore riaprendo i cantieri: rimuovendo gli ostacoli burocratici ed i paralizzanti ed anacronistici conflitti di competenza ancora presenti, dando una decisa accelerazione alle procedure, mobilitando le tante risorse disponibili».

Questa la ferma presa di posizione di Ance Calabria espressa con forza dal Presidente Giovan Battista Perciaccante e condivisa dai Presidenti delle Associazioni territoriali di Catanzaro Luigi Alfieri, Vibo Valentia Gaetano Macrì, di Crotone Giovanni Mazzei e del Vice Presidente nazionale per il Mezzogiorno nonché Presidente di Reggio Calabria Francesco Siclari.

«Sono anni che ci battiamo per l’eliminazione di una norma ingiusta che drena 2,5 mld all’anno alle imprese. Lungi dall'essere efficace nella lotta all’evasione», ha detto ancora il presidente Perciaccante, «si utilizza per fare cassa a danno di tante imprese oneste. Infatti, con l’entrata in vigore della fatturazione elettronica, che consente di controllare in modo capillare i versamenti, è venuta meno anche la motivazione originaria che aveva spinto 5 anni fa il legislatore ad adottare questa misura che, peraltro, a detta di Bruxelles, doveva e poteva avere solo carattere temporaneo».

Il meccanismo dello split payment prevede che le pubbliche amministrazioni versino direttamente all’erario l’Iva dovuta per i lavori effettuati, mentre l’impresa continua a pagare l’imposta per l’acquisto di beni e servizi. Ciò comporta un drenaggio di liquidità a danno delle imprese di costruzioni che, a livello nazionale, vale intorno a 2,5 miliardi di euro: le imprese finiscono così per trovarsi in una continua situazione di credito Iva nei confronti dello Stato.

«Una decisione - conclude il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante - assolutamente inopportuna, anacronistica, avulsa dall'attuale contesto economico, dannosa e pericolosa per la stessa sopravvivenza della maggior parte delle nostre imprese».

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