
Papa Francesco: il rito del velo bianco sul volto
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Senza risorse adeguate, si stima che 12,8 milioni di rifugiati, tra cui 6,3 milioni di bambini, potrebbero rimanere senza interventi sanitari salvavita nel 2025. Lo denuncia oggi l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati. “L’attuale crisi dei finanziamenti umanitari, esacerbata dal calo della spesa sanitaria nei Paesi ospitanti- ha detto il capo della sanità pubblica dell’Unhcr, Allen Maina durante il briefing stampa di oggi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra – sta compromettendo la portata e la qualità dei programmi di salute pubblica e nutrizione per i rifugiati e le comunità ospitanti, interrompendo l’accesso ai servizi essenziali e aumentando il rischio di epidemie, malnutrizione, condizioni croniche non curate e problemi di salute mentale. Quando il sostegno all’assistenza sanitaria per i rifugiati viene tagliato, questi ultimi saranno costretti a pagare di tasca propria – ma non hanno i fondi necessari – e dovranno affrontare difficoltà nell’accesso ai servizi pubblici, già in affanno, sovraccaricando cliniche e ospedali locali”. Con i tagli ai finanziamenti che colpiscono anche i “sistemi di approvvigionamento idrico, le strutture igienico-sanitarie e la gestione dei rifiuti, le epidemie di malattie infettive come colera, dissenteria, epatite e malaria potrebbero minacciare ampie popolazioni, con conseguenze mortali. La riduzione dei finanziamenti potrebbe annullare in modo significativo i progressi compiuti nelle risposte all’HIV in ambito umanitario”. Unhcr cita alcuni esempi: in Bangladesh circa 1 milione di rifugiati Rohingya si trova ad affrontare “una grave crisi sanitaria a causa del blocco dei finanziamenti, che minaccia l’accesso ai servizi medici essenziali”; in Burundi “la sospensione dei programmi nutrizionali in diversi campi significa che migliaia di bambini rifugiati sotto i cinque anni potrebbero non ricevere un trattamento adeguato per la malnutrizione e, senza un ulteriore sostegno, si stima che 10.000 donne rifugiate incinte potrebbero perdere l’accesso alle cure prenatali, aumentando il rischio di complicazioni e di morti materne prevenibili”; nella Repubblica Democratica del Congo, il sistema sanitario è “sull’orlo del collasso. Le risorse finanziarie stanziate per il settore sono inadeguate a soddisfare le necessità salvavita urgenti”; in Etiopia, nella regione di Gambella, “i tagli ai finanziamenti hanno avuto un grave impatto sui servizi nutrizionali, portando alla chiusura delle operazioni in quattro dei sette siti per rifugiati a febbraio. Di conseguenza, nove bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti sono stati dimessi e indirizzati a programmi ambulatoriali prima della guarigione, causandone probabilmente la morte”. La stima di 12,8 milioni di rifugiati “potenzialmente privi di assistenza sanitaria – ha sapere Unhcr – si basa su un’indagine condotta dal team sanitario dell’UNHCR su tutte le operazioni globali in cui l’agenzia ha programmi sanitari. Ogni giorno in cui l’incertezza finanziaria si protrarrà aumenterà l’impatto sulle vite di milioni di uomini, donne e bambini in tutto il mondo che sono fuggiti dalle loro case per trovare sicurezza”.
Fonte: Agensir
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