
Giubileo 2025: Acerenza, sabato a Tolve la celebrazione per operatori e volontari delle Caritas parrocchiali
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Sono 2.703 le donne detenute nelle carceri italiane al 31 marzo 2025, il 4,3% della popolazione detenuta complessiva, percentuale sostanzialmente stabile nei decenni. Sono 766 le straniere, soprattutto da Romania, Nigeria e Marocco. Lo rivela il XXI Rapporto sulle condizioni di detenzione, intitolato “Senza respiro” e presentato oggi a Roma. Con la chiusura del carcere di Pozzuoli nel giugno 2024 a causa del terremoto, sono oggi solo tre le carceri interamente femminili: Rebibbia a Roma (375 presenze per 272 posti, il carcere femminile più grande d’Europa), Giudecca a Venezia (102 presenze per 112 posti) e la piccola Casa di reclusione femminile di Trani (34 presenze per 32 posti). Oltre l’80% delle detenute è ospitato in sezioni femminili all’interno di carceri a prevalenza maschile, che attualmente sono 46, che spesso comportano l’assenza di ogni attività organizzata.
Al 30 aprile erano 11 i bambini che vivevano in carcere con le loro 11 madri detenute, di cui 9 straniere. Di essi, 3 nell’Icam (Istituto di custodia attenuata per detenute madri, ndr) di Milano, 3 in quello di Venezia, 1 in quello di Torino; 3 nel carcere di Rebibbia e 1 in quello di Perugia. “Il cosiddetto decreto legge sicurezza emanato dal governo ad aprile – si legge nel report – ha cancellato l’obbligo del rinvio dell’esecuzione della pena per donne incinte o con prole inferiore a un anno di età, che da oggi potranno dunque entrare in carcere aumentando il numero di bambini dietro le sbarre. Si introduce inoltre per la prima volta la possibilità che il bambino venga sottratto alla madre: il decreto prevede che la donna sottoposta alla custodia cautelare in un Icam possa venire trasferita in chiave punitiva in un carcere ordinario senza suo figlio quando la sua condotta non è considerata adeguata”.
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