“Amo il mio mestiere alla follia. Considero i personaggi che interpreto come dei figli. Ciascuno conserva in sé una dimensione forte e fragile, proprio come il personaggio di Giovanna”. Così Barbora Bobulova in occasione della conferenza stampa di “Per il mio bene”, esordio nel lungometraggio del documentarista Mimmo Verdesca. Prodotto da Rodeo Drive e Rai Cinema, il film è in uscita nelle sale italiane dal 5 dicembre. Protagonisti, con la Bobulova, Stefania Sandrelli, Marie-Christine Barrault, Leo Gullotta e Sara Ciocca.
La storia. Giovanna è un’imprenditrice di successo, madre dell’adolescente Alida. Un giorno, dopo un malore, le viene diagnosticato un tumore al fegato; la sua unica possibilità è un trapianto da un familiare prossimo. La madre Lilia le comunica, però, di non poterla aiutare, svelandole una scomoda verità: non l’ha partorita lei. Giovanna così si mette alla ricerca della madre biologica, di colei che l’ha abbandonata alla nascita. Dopo una serie di ostacoli burocratici, riesce a risalire all’indirizzo di Anna… “Ho realizzato molti documentari in questi anni – ha raccontato Mimmo Verdesca – prima di arrivare a trovare la storia di finzione giusta. L’idea di ‘Per il mio bene’ mi ha conquistato dall’inizio, mi ha seguito nella scrittura con Monica Zappelli e Pierpaolo De Mejo. È nato un amore”. E ancora il regista: “È stato naturale raccontare l’universo femminile, cui riconosco maggiore sensibilità e profondità. Nel film esploro il tema della maternità, proponendo tre modi diversi di essere madre. Anzitutto, c’è Giovanna/Bobulova che è solida, controllata e piena di sicurezze, che però si sgretola con la malattia, quando scopre di non essere figlia; poi, Lilia/Sandrelli, una madre accudente verso Giovanna, che avverte però un senso di inadeguatezza in quanto genitore adottivo; infine, Anna/ Barrault, la madre biologica, congelata dal dolore della perdita, espressione di una maternità indurita e lacerata”. L’autore ha chiosato: “Considero il film, con queste figure di madri, un racconto di grande speranza, di rinascita, proprio nel senso della maternità”. Presente in conferenza stampa anche Leo Gullotta, che ha dichiarato: “Il mio personaggio, Luciano, rappresenta il maschile di oggi: un uomo piatto, egoista, legato unicamente al denaro. Considero il film, la storia, necessaria, perché evidenzia come l’umano si è chiuso a riccio, incapace di parlare, di dialogare, sperimentando però nella sua interiorità grandi interrogativi”. Infine, la giovane attrice Sara Ciocca (“Blanca”, “Il ragazzo dai pantaloni rosa”): “Un film che contiene un fiume di aforismi materni. Il mio personaggio, Alida, la ritrovo nelle parole di una mia grande icona, Anne Frank, che affermava: ‘Vorrei per mia madre il rispetto e l’amore che si ha per un ideale’. E coglie bene il legame che c’è tra Alida e Giovanna”.
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