Avvenire di Calabria

Colombia: appello dell’Onu e dei rappresentanti delle popolazioni indigene vittime della violenza

di Redazione Web

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“Condanniamo gli attacchi di un attore armato non statale, negli ultimi giorni, in aree rurali e urbane, in 11 comuni del Cauca: Toribío, Corinto, Miranda, Suárez, Santander de Quilichao, Caldono, Cajibío, Piendamó, Morales, Inzá, El Bordo-Patía. Ribadiamo l’importanza che le autorità indaghino, perseguano e puniscano i responsabili degli attacchi, che hanno colpito decine di persone, tra cui donne, anziani, bambini, adolescenti, comunità afro e contadine e popolazioni indigene”. Lo afferma, al Sir, Carlos de la Torre, vice direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in Colombia, in merito agli attacchi che attori armati, soprattutto i dissidenti della disciolta guerriglia delle Farc, capitanati da alias Iván Mordisco, portano avanti contro civili e popolazioni indigene nel dipartimento meridionale del Cauca. “Esortiamo gli attori armati non statali a rispettare i diritti umani e il diritto internazionale umanitario. Chiediamo allo Stato di adottare tutte le misure preventive necessarie per proteggere la popolazione civile da eventi prevedibili”, conclude il funzionario Onu. Una situazione insostenibile, quella che vede come principali vittime della violenza le comunità indigene, del Cauca, che sono giunte in questi giorni fino alla capitale Bogotá.
Anyi Zapata, leader della popolazione Nasa, che coordina il locale Osservatorio dei diritti umani, spiega al Sir: “Abbiamo chiesto a un membro della comunità indigena del dipartimento di Cauca, che viaggiava in barca per fare la spesa, perché portasse sempre il suo bambino sotto una coperta. La sua risposta è stata: ‘Se i gruppi armati lo vedono, lo portano via’. Stanno reclutando i nostri figli per la guerra”. Poi, i minori vengono mandati a combattere impreparati e non sono altro che carne da macello, e le ragazze svolgono vari servizi sessuali. “Le bambine fungono anche da esca per reclutare altre minorenni”, lamenta. Da qui, l’appello: “Abbiamo bisogno dell’impegno di Papa Francesco, di tutte le Chiese, per costruire un dialogo profondo sulle sofferenze e sulle drammatiche realtà sociali della nostra terra. All’Europa, all’Italia, alla Germania, diciamo che i messaggi da soli non bastano, servono veri impegni politici per promuovere la ‘pace totale’. Chiediamo di non inviare armi che stanno uccidendo i nostri bambini e giovani. Abbiamo già denunciato davanti alla comunità internazionale l’attuazione di un piano di etnocidio per cancellarci come comunità indigena, dietro il quale ci sono i gruppi armati illegali”.
Conclude Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “Questa protesta del popolo Nasa avviene mentre, in Colombia, monta la polemica contro la senatrice Sandra Ramírez, già guerrigliera, che secondo la denuncia di una testimone, quando era la moglie del massimo comandante delle Farc, alias Tirofijo, metteva in fila bambine anche di 11 anni, come baby prostitute per i comandanti della guerriglia. Inoltre, la pressione della società civile europea, dell’ambasciatore Gilles Bertrand, sta ottenendo lo storico risultato, che non solo in Guatemala o Ruanda, ma per la prima volta anche in Colombia, sia la Jep, la giurisdizione nata dagli accordi di pace del 2016, che la Procura, adottino la categoria giuridica internazionale di Genocidio contro i popoli indigeni del Cauca, con la conseguenza di gravi condanne per gli ex comandanti delle estinte Farc”.

Fonte: Agensir

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