Avvenire di Calabria

Le associazioni denunciano pressioni istituzionali e chiedono un confronto urgente con Prefettura e Comune

Comparto 6 ad Arghillà, le famiglie sotto sgombero chiedono il rispetto del diritto alla casa

“Noi Siamo Arghillà – La Rinascita” e “Un Mondo di Mondi”: serve una soluzione giusta e trasparente. «La legalità si costruisce, non si impone»

di Redazione Web

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Nel quartiere Arghillà di Reggio Calabria, il clima resta teso attorno alla vicenda del Comparto 6, dove alcune famiglie in emergenza abitativa vivono sotto la minaccia di sgombero. Le associazioni “Noi Siamo Arghillà – La Rinascita” e “Un Mondo di Mondi” chiedono di fermare ogni forzatura e aprire un tavolo di confronto, nel rispetto della legalità e della dignità umana.

Famiglie fragili sotto sgombero: al centro il diritto all’abitare

A Reggio Calabria, nel quartiere di Arghillà, le associazioni “Noi Siamo Arghillà – La Rinascita”, guidata da Patrizia D’Aguì, e “Un Mondo di Mondi”, presieduta da Antonino Giacomo Marino, rilanciano l’appello a tutela delle famiglie del Comparto 6, interessate dall’ordinanza di sgombero n. 27 del 26 marzo 2025.



Pur trattandosi di occupazioni senza titolo, le famiglie in questione – sostengono le associazioni – possiedono i requisiti di legge per l’assegnazione di un alloggio popolare.

«Ogni cittadino – spiegano – che ha commesso un reato deve essere giudicato secondo il codice penale, ma non può essere privato dei suoi diritti sociali e civili. L’esclusione da questi diritti costituirebbe una pena ulteriore non prevista dall’ordinamento».


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A sostegno di questa posizione, vengono richiamate le principali norme nazionali e internazionali che tutelano il diritto all’abitare, dal Patto ONU sui diritti economici, sociali e culturali, ratificato dall’Italia con la legge 881/1977, alla legge regionale 8/1995, alla legge 48/2017, fino al decreto legge 113/2018.

Pressioni e intimidazioni: «Uno sgombero mascherato»

Secondo quanto riferito da D’Aguì e Marino, l’attuazione dell’ordinanza da parte del Comune di Reggio Calabria non avviene con trasparenza o rispetto delle garanzie, ma tramite pratiche quotidiane di pressione.

«I Servizi sociali – denunciano – contattano le famiglie settimanalmente non per offrire soluzioni, ma per esercitare pressioni psicologiche». A ciò si aggiunge il taglio delle utenze, che secondo le associazioni viola il diritto alla salute e alla dignità, e una reiterazione di denunce penali, senza che vengano offerte alternative concrete.

«Queste misure – spiegano – pur formalmente non violente, costituiscono una forma di sgombero coatto mascherato, che costringe i nuclei familiari a lasciare gli alloggi senza alcuna prospettiva di sistemazione alternativa».

Il precedente della ex Polveriera: un modello di legalità possibile

Le due associazioni propongono un cambio di approccio, basato su un esempio concreto: il Protocollo d’intesa del 2018, firmato da Comune, Prefettura, Tribunale e Agenzia dei Beni Confiscati, grazie al quale furono sgomberate e ricollocate le 33 famiglie residenti nell’area dell’ex Polveriera.

«L’ultimo alloggio previsto da quel Protocollo – ricordano – è stato consegnato poche settimane fa, a dimostrazione che legalità e rispetto della persona possono coesistere».

Il riferimento normativo è l’articolo 31 della legge 32/1996, che consente, in caso di sgomberi, l’assegnazione di alloggi in presenza dei requisiti di legge.

Verifica del patrimonio ERP e criteri equi per le assegnazioni

Le associazioni chiedono che il reperimento degli alloggi per le famiglie del Comparto 6 avvenga attraverso una verifica rigorosa del patrimonio ERP, sia comunale che ATERP, con l’ausilio delle Forze dell’Ordine per evitare favoritismi e assegnazioni opache.

«Gli alloggi – affermano – dovranno essere assegnati non solo alle famiglie del Comparto 6, ma anche ai beneficiari del bando ordinario e a coloro che si trovano in emergenza abitativa, nel rispetto dei criteri di legge e della trasparenza, per prevenire conflitti sociali tra categorie fragili».

L’appello alle istituzioni: «Aprire un confronto, non alimentare esclusione»

D’Aguì e Marino chiedono un confronto urgente con la Prefetta e il Sindaco di Reggio Calabria per affrontare la situazione. «È tempo di fermare pratiche di esclusione e di aprire un confronto basato sulla giustizia sociale – dichiarano –. Il diritto alla casa non si cancella. Esiste una soluzione che rispetta la legge e tutela la dignità. Serve solo la volontà politica per attuarla».



«La legalità – concludono – non si impone con la forza, ma si costruisce insieme, giorno dopo giorno, con responsabilità, ascolto e rispetto per i più fragili».

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