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“In questo momento, i cieli della penisola coreana sono oscurati da nubi pesanti di odio e rancore come mai prima d’ora. Molti temono che queste nubi si trasformino in un torrente di conflitto armato”. Con queste parole cariche di preoccupazione comincia l’appello che i vescovi cattolici coreani hanno lanciato oggi al Paese a seguito dell’aumento della tensione nella penisola coreana. “Nel cielo, si susseguono volantini ostili e palloni pieni di immondizia, mentre nelle città lungo la linea di demarcazione risuonano senza sosta gli altoparlanti, causando fastidio e inquietudine ai residenti”, scrivono i vescovi nel messaggio giunto al Sir tradotto in italiano. L’appello è stato redatto dal Comitato speciale per la Riconciliazione Nazionale della Conferenza episcopale cattolica coreana che presieduto da mons. Kim Ju-yeong, vescovo di Chuncheon. “Insieme alla notizia dell’invio di truppe nordcoreane in Russia – si legge nel testo -, il mondo è preoccupato per il sostegno militare del nostro governo all’Ucraina. La Chiesa cattolica coreana, attenta a questo crescente clima di tensione nella penisola, prega intensamente affinché non vi sia alcuno scontro armato in questa terra”. I vescovi invocano la parola pace. “Per vivere pacificamente insieme – scrivono i presuli -, il Nord e il Sud devono trovare modi per ripristinare la fiducia reciproca, piuttosto che cercare di sottomettere l’altro con la forza fisica. Dobbiamo interrompere il circolo vizioso dell’odio, e risolvere l’attuale situazione di conflitto dalla prospettiva dell’empatia. Nonostante le numerose crisi attraversate, il Nord e il Sud hanno dimostrato di saper superarle saggiamente. Quindi, anche con piccoli cambiamenti, possono ridurre l’attuale tensione e prevenire un conflitto armato”. L’appello diffuso oggi si rivolge “ai leader, ai politici e ai responsabili politici di Nord e Sud”. “In un campo molto arido, anche una piccola scintilla può innescare un grande incendio. Molti sono preoccupati per l’escalation delle tensioni tra Nord e Sud. Il primo dovere di uno Stato è garantire la sicurezza dei suoi cittadini. I leader devono considerare il dolore causato dalla tragedia della guerra come un loro problema personale. Entrambe le parti devono fare il massimo sforzo per fermare immediatamente le minacce e ridurre la tensione militare”. I vescovi guardano alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti che decreteranno il “nuovo leader americano”. E scrivono: “Sono urgentemente necessari sforzi diplomatici da parte di tutte le nazioni coinvolte nella penisola coreana per allentare le tensioni militari e ripristinare il dialogo tra Nord e Sud”. Ricordando la dichiarazione di Papa Pio XII – “Nella pace non si perde nulla, ma nella guerra si perde tutto” – l’appello si rivolge anche “ai credenti con la missione della pace e a tutti coloro che perseguono il bene comune”. “Anche se il cammino verso la pace è lungo e arduo, non possiamo rinunciarvi. In nessun caso si dovrebbe ricorrere a uno scontro militare. Esortiamo tutti i leader politici a scegliere metodi pacifici”. Il pensiero va alle popolazioni che stanno vivendo in questo momento a causa delle guerre in corso “grandi sofferenze”. Russia e Ucraina, Israele e Medio Oriente: sono i “civili innocenti” a subire i danni più gravi. “La gente dice ora che la pace sembra impossibile. Ma la Chiesa che crede nel Cristo risorto, vincitore della morte, non perde mai la speranza. Questa speranza ci dà il coraggio di andare oltre la paura e ci spinge a scegliere la via dell’amore e della riconciliazione anche nei momenti di conflitto”. “Scegliamo di intraprendere il cammino della pace per raggiungere una vera concordia e pace nella penisola coreana e in tutto il mondo. Supplichiamo e preghiamo intensamente per la vera pace”, è l’esortazione finale.
Fonte: Agensir