Avvenire di Calabria

Corpus Domini: mons. Delpini (Milano), “mentre vediamo i disastri della guerra, noi ci ostiniamo a pregare e a operare per la pace”

di Redazione Web

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“La guerra, gli spettacoli di orrore, le parole dei potenti che pronunciano maledizioni e minacce”, eppure l’ostinazione della speranza continuando a testimoniare, da cristiani, “che abbiamo incontrato il Signore e la sua promessa di vita eterna e felice”. questi aspetti sono stati sottolineati dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che ha presieduto i riti della solennità del Corpus Domini (svoltisi giovedì sera secondo quanto prevede il Rito ambrosiano) nel giorno in cui tutta la diocesi lo ha festeggiato per il suo 50° di ordinazione sacerdotale.
Oltre 2.000 fedeli presenti nella basilica di Santo Stefano Maggiore, dove 100 sacerdoti, tra cui 7 vescovi, hanno concelebrato la messa, prima della processione eucaristica che si è conclusa in duomo. Dai tanti drammi a livello mondiale, si è avviata l’omelia di Delpini che ha sottolineato, tuttavia, anche “l’indifferenza nei confronti della nostra presenza e del nostro annuncio, quando sperimentiamo un sospetto pregiudiziale e persino una specie di disprezzo nei confronti della Chiesa e di chi vive in essa”, e “l’esito disastroso dell’individualismo che frantuma i valori in capricci e riduce l’appartenenza alla società alla pretesa di essere accontentato”.
Che fare, dunque? Continuare a essere ostinati nella speranza anche “quando siamo costretti a costatare che le nostre risorse non bastano a risolvere i problemi, la nostra compassione non basta a consolare, le nostre parole non bastano a convincere della vocazione di tutti alla vita buona e fraterna”. “Che faremo – ha aggiunto, infatti, il presule – di fronte alla gente sfinita da ritmi frenetici, da condizioni di vita insidiate dalla miseria e dalla complicazione; mortificata dalla frustrazione delle proprie attese; costretta a una triste solitudine; di fronte alla gente esposta alla precarietà per un lavoro che affatica e non basta a vivere, per una città che pretende e non offre ospitalità?”.
“Noi ci ostiniamo nella speranza e continueremo a testimoniare che abbiamo incontrato il Signore, l’abbiamo riconosciuto nello spezzare del pane e da lui abbiamo ricevuto mandato di annunciare parole di speranza, di compiere gesti di guarigione, di abitare il mondo con l’intelligenza, la dedizione, la sollecitudine per ascoltare il grido dei poveri. Ostinati nella speranza noi continuiamo a ricevere il dono della pace da Cristo risorto, che ci incontra nell’Eucaristia, ‘la pace sia con voi, con tutti voi, sempre con voi’. Le prime parole di Papa Leone siano le nostre ogni giorno”.
Per questo, ha scandito, infine, l’arcivescovo, “mentre vediamo i disastri della guerra, mentre sentiamo le grida delle vittime, mentre siamo scandalizzati per le risorse immense impiegate per rovinare la terra e seminare morte, noi ci ostiniamo a pregare per la pace, a operare per la pace, a parlare di pace, a seminare parole di pace, a coltivare pensieri di pace”.

Fonte: Agensir

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