
Basket In Carrozzina: Clemente sceglie ancora la Reggio Bic
Clemente ha dimostrato di essere un elemento chiave per la squadra in fase offensiva ma
La Città Metropolitana di Reggio Calabria resta tale, di fatto, solo sulla carta. Il processo per garantirle autonomia gestionale e risorse nelle competenze chiave per lo sviluppo del territorio è fermo da dieci anni, da quando la legge Delrio ne ha sancito l’istituzione. Prima con la giunta di centrosinistra di Mario Oliverio, ora con quella di centrodestra di Roberto Occhiuto, la Regione non ha ancora sciolto le riserve sull’assegnazione delle funzioni, lasciando l’ente con le competenze di una provincia.
A che punto è l’iter? Abbiamo approfondito il tema con il sindaco Giuseppe Falcomatà, il direttore generale Umberto Nucara e la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti.
«È una situazione ormai paradossale, grottesca, che mortifica un’intera popolazione di circa 600.000 abitanti». A sostenerlo è il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.
«Il mancato trasferimento delle funzioni – aggiunge – non ci consente di intervenire su questioni che avrebbero un impatto diretto sulla vita dei cittadini, come il dissesto idrogeologico e la manutenzione delle strade, soprattutto nelle aree interne. Ma il danno maggiore riguarda le prospettive di crescita e sviluppo della nostra città».
Tra le funzioni chieste e mai ottenute dalla Regione, ad esempio, avremmo potuto valorizzare meglio turismo e cultura, pilastri fondamentali per la crescita del territorio. Sbaglia chi crede che questa sia solo una disputa politica tra enti guidati da schieramenti diversi perché qui sono in gioco i diritti e le legittime aspettative dei cittadini. Rappresenta una vera e propria violazione di legge.
Esattamente. Non abbiamo chiesto una gentile concessione da parte della Regione, ma il rispetto di un diritto sancito dalla legge, e i ritardi non sono più accettabili. Ripeto: non è una disputa tra due enti o due soggetti politici, ma una battaglia per l’intero territorio. Per questo invito tutte le energie attive e positive della città, le altre istituzioni e i rappresentanti eletti, a ogni livello, a prendere posizione su una vicenda ormai diventata grottesca.
Abbiamo atteso a lungo prima di portare la questione a un tavolo nazionale, ma oggi il mancato trasferimento delle funzioni alla Città Metropolitana di Reggio Calabria è diventato un caso nazionale. Ho sollevato il tema nel coordinamento delle Città Metropolitane e ora sarà analizzato anche a livello nazionale. La reazione degli altri colleghi sindaci metropolitani è stata di incredulità: tutti sono rimasti sgomenti di fronte a una situazione così assurda, priva di ogni giustificazione. Non è più solo un problema locale, ma è entrato nel dibattito nazionale.
Sì, è il momento che la Regione Calabria faccia chiarezza. Se il mancato trasferimento delle funzioni è solo frutto di un mero capriccio politico, lo dica apertamente. I reggini, gli investitori e tutti coloro che, resistendo, vogliono costruire il proprio futuro qui hanno il diritto di conoscere la verità e, soprattutto, di non essere presi in giro da un’istituzione.
Il direttore generale della Città Metropolitana, Umberto Nucara, ripercorre le tappe di un iter che, nonostante le promesse istituzionali, continua a rimanere bloccato. «Ad aprile 2024 si è tenuto il primo incontro ufficiale tra la Regione e la Città Metropolitana – spiega Nucara – alla presenza dell’allora vicepresidente Giusi Princi, del sindaco Falcomatà e dei direttori generali. In quella sede, la Regione si era impegnata a varare una legge per il trasferimento delle funzioni entro dicembre 2024».
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Tuttavia, dopo quell’incontro iniziale, l’iter ha subito una brusca battuta d’arresto. Il passaggio di delega dall’assessore Princi all’assessore Caracciolo non ha portato alcun cambiamento sostanziale: «A distanza di mesi – prosegue Nucara – non è stato prodotto alcun documento concreto, nonostante la Città Metropolitana abbia fornito una bozza completa di legge regionale ». L’assenza di riscontri concreti da parte della Regione ha spinto dunque la MetroCity a sollecitare nuovamente un aggiornamento.
«Circa due settimane fa, ho inviato una PEC alla Segretaria Generale della Giunta regionale per chiedere aggiornamenti sullo stato della legge. Non che mi aspettassi una risposta immediata, ma da allora è calato il silenzio assoluto», denuncia Nucara. Un silenzio che, secondo il direttore generale, suona come una mancata risposta soprattutto «ai cittadini e alla collettività», alimentato il dubbio che il ritardo sia ormai frutto di una precisa volontà politica piuttosto che di difficoltà tecniche.
«Tra il 2015 e il 2016, tutte le regioni italiane hanno adottato leggi specifiche per il riordino delle competenze, anche Sicilia e Sardegna che hanno legiferato autonomamente secondo i propri statuti speciali e non la normativa statale. Noi, invece, siamo ancora fermi», spiega ancora Nucara. L’Emilia-Romagna, per esempio, ha predisposto una normativa dettagliata che ha consentito alla Città Metropolitana di Bologna di assumere competenze chiare su ambiente, trasporti, turismo e istruzione. Analogamente, la Lombardia ha creato una Conferenza Permanente Regione-Città Metropolitana, un organo di coordinamento essenziale per la gestione delle nuove competenze.
La questione non è solo giuridica, ma anche amministrativa e finanziaria. La legge Delrio (56/2014) stabilisce che le funzioni trasferite devono essere accompagnate dalle relative risorse economiche e umane, ma in Calabria questo passaggio non è mai avvenuto. «Il trasferimento delle funzioni non può essere vuoto – sottolinea Nucara – se la Regione cede una competenza, deve anche trasferire il personale e le risorse necessarie per svolgerla». Il rischio è che la Città Metropolitana di Reggio Calabria rimanga un ente depotenziato, senza gli strumenti per gestire settori strategici come il governo del territorio, i trasporti e lo sviluppo economico.
«A Torino, Bari, Firenze, Napoli le città metropolitane hanno ricevuto competenze specifiche e stanno operando. Qui, invece, dopo dieci anni siamo ancora fermi», ancora Nucara. Il messaggio appare chiaro: superare le logiche di opportunità politica e salvaguardare l’interesse collettivo. La mancata attuazione della normativa nazionale non solo priva la Città Metropolitana di Reggio Calabria di strumenti operativi, ma penalizza l’intero territorio, impedendogli di accedere a risorse e progettualità che in altre città sono già realtà.
«Dopo 10 anni, questa situazione non è più tollerabile! Quando siamo diventati Città Metropolitana, abbiamo esultato perché i comuni avrebbero avuto un ente di prossimità per la pianificazione territoriale e il coordinamento del territorio». Giusy Caminiti, sindaco di Villa San Giovanni, sottolinea l’importanza del trasferimento di funzioni. «Penso al dissesto idrogeologico, che è una piaga per tutti i comuni reggini, alla gestione delle strade interne, al turismo, alla cultura e alle politiche sociosanitarie. Più l’ente è vicino, più la gestione è efficace ed efficiente».
Criticità o meno, la legge va rispettata, e Reggio Calabria è l’unica Città Metropolitana a non aver ottenuto il trasferimento delle funzioni dalla Regione Calabria. Sicuramente le motivazioni saranno squisitamente tecniche, perché non può esserci una scelta politica o partitica dietro questo ritardo! La Città Metropolitana e i suoi 97 comuni non possono essere privati della grande opportunità di programmare insieme le risorse sulla base dei bisogni, sotto gli occhi vigili di comunità vicine.
Villa San Giovanni è il centro del Mediterraneo, ma soprattutto è la cerniera tra due città metropolitane (Reggio e Messina) e due regioni, di cui una, la Sicilia, è a statuto speciale. Un esempio concreto: la Città Metropolitana ha nella sua pianificazione il porto a sud e il porticciolo turistico (realizzato nel molo sottoflutto di Croce Rossa); sta progettando la bretella di collegamento tra l’autoporto e il porto a sud. Il trasferimento delle funzioni sarebbe determinante per una pianificazione complessiva del waterfront della Costa Viola. Senza dimenticare che Villa San Giovanni è stata individuata come nodo per la mobilità e che le competenze in questo ambito sono della Città Metropolitana.
La collaborazione tra comuni, in questo momento storico, è essenziale per la sopravvivenza di molti enti. Pensiamo, ad esempio, alla carenza di personale tecnico ed economico-finanziario e ai limiti assunzionali che gravano sugli enti. Una corretta interpretazione delle funzioni da parte della Città Metropolitana dovrebbe portarci a gestioni quanto più possibile condivise, soprattutto per i servizi. Serve impegno corale da parte di tutta la politica e di tutte le amministrazioni comunali.
L’adesione alla Rete di Trieste nasce spontaneamente da quegli amministratori che hanno vissuto la Settimana Sociale e condiviso il cammino sinodale, al di là dell’appartenenza partitica, con l’unico comune denominatore di un impegno che si legge come servizio. I primi tre temi scelti a Roma, durante la prima convention autoconvocata, da affrontare come amministratori della Rete, saranno: welfare differenziato, politiche giovanili e cittadinanza attiva.
Sono temi fondamentali da cui partire nella nostra Città Metropolitana, comune per comune, piazza per piazza, per intercettare i bisogni, rendere i giovani protagonisti oggi e non domani, promuovere con i cittadini la cura della res publica. La Rete di Trieste è una rete di speranza: come tale, serve ancor di più in un territorio complesso come quello metropolitano reggino, incredibilmente ricco di potenzialità ancora inespresse.
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