Avvenire di Calabria

Dilexi te: card. Tempesta (Rio de Janeiro), “aiutare i poveri atto teologale, ci evangelizzano”

di Redazione Web

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“Papa Leone XIV ci offre un faro di speranza e una via sicura: l’esortazione apostolica Dilexi te. Questo documento, il cui titolo è la stessa dichiarazione d’amore di Cristo alla sua Chiesa – ‘Ti ho amato’ – ci arriva non come un semplice trattato sulla carità, ma come un appassionato invito a un incontro trasformante, un tuffo profondo nel mistero dell’incarnazione e un appello urgente alla conversione del nostro sguardo, del nostro cuore e delle nostre strutture ecclesiali”. Lo scrive il card. Orani João Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro.
“È in questa prospettiva cristocentrica – riflette il porporato – che l’esortazione ci invita a superare, una volta per tutte, la visione della carità come mera beneficenza o assistenzialismo. Aiutare i bisognosi non è solo un atto di bontà umana; è un atto teologale, un incontro con il Signore stesso”, e il povero “è un segno visibile e concreto della presenza permanente di Cristo nella storia”.
In questo impegnativo cammino di conversione, prosegue l’arcivescovo, “Papa Leone XIV ci offre una prospettiva sorprendente, liberatoria e profondamente evangelica: i poveri ci evangelizzano. Non è una frase ad effetto, ma una verità teologica. Loro, che spesso non hanno nulla da perdere, che vivono nella precarietà e imparano a confidare solo in Dio, che sviluppano legami di solidarietà che le nostre società ricche hanno dimenticato, possiedono una ‘misteriosa saggezza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro’. Ci insegnano la pazienza, la resilienza, la gioia nelle cose semplici. Smascherano il nostro orgoglio, la nostra autosufficienza e il vuoto di una vita incentrata sull’accumulo di beni. Quando ci spogliamo delle nostre certezze per avvicinarci a loro, non stiamo solo donando, ma anche ricevendo. È uno scambio di doni, in cui spesso riceviamo molto più di quanto diamo. Lasciarsi evangelizzare dai poveri significa permettere al Vangelo di raggiungerci nella nostra stessa povertà”.

Fonte: Agensir

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