
Istituto teologico marchigiano: Ancona, domani inaugurazione dell’anno accademico con prolusione del card. Zuppi
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“Tutti siamo dunque ‘popolo di Dio’, vescovo, sacerdoti, consacrati, battezzati: ‘Se mi spaventa – dice Agostino – ciò che sono per voi, mi conforta ciò che sono con voi. Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano’ (Discorsi 340,1)”. Lo scrive l’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca, nella lettera alla diocesi per il nuovo anno pastorale 2025-2026, intitolata “Per voi sono vescovo, con voi cristiano”.
Ciò comporta, sottolinea il presule, che “il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo” (Lumen Gentium 10). “Non dobbiamo difatti dimenticare quanto afferma san Giovanni: ‘Voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza’ (1Gv 2,20). ‘Questa unzione spirituale – dice ancora Agostino – è lo stesso Spirito Santo, il cui sacramento consiste nell’unzione visibile’ (Commento alla lettera di san Giovanni 3, 5). Né dobbiamo dimenticare che alla scelta di colui che avrebbe dovuto prendere il posto di Giuda nel Collegio apostolico prese parte l’intera comunità di Gerusalemme e non gli Apostoli soltanto (At 1,15-26)”.
Venendo poi alle proposte avanzate nell’Assemblea programmatica di luglio scorso, l’arcivescovo ricorda che “il luogo ideale dove sperimentare, in modo concreto, il ‘dialogo tra laici e clero, per ascoltarsi, confrontarsi e decidere insieme le priorità e le azioni pastorali della comunità'(proposta 1) è il Consiglio pastorale, diocesano, zonale, parrocchiale. Bisogna quindi fare ogni sforzo perché esso funzioni davvero, non soltanto sulla carta”. Allo stesso modo, è necessario che in ogni parrocchia sia presente il Consiglio affari economici, organismo in cui far confluire “un ‘team’ di esperti in materia giuridica, economica ed informatica” (proposta 4).
Per “promuovere percorsi formativi di stile sinodale” idonei a “preparare i laici all’assunzione di responsabilità reali” (proposta 2), “uno strumento efficace è senza dubbio la lectio divina”: “Il metodo dovrebbe privilegiare il confronto tra Parola ed esperienza di vita, stimolando ogni singolo partecipante a interrogarsi sulla ricaduta che la Sacra Scrittura ha nel proprio vissuto”.
Mons. Accrocca precisa: “Gli animatori a guida dei gruppi (sacerdoti, religiosi o religiose, laici) dovranno favorire il più possibile la riflessione dei convenuti, evitando lunghe introduzioni: dopo la lettura del brano e un breve tempo di silenzio per interiorizzarne l’ascolto, una presenta-zione di 5-7 minuti è più che sufficiente a motivare le risonanze dei presenti. Le persone, infatti, vogliono essere anzitutto ascoltate, anziché ascoltare altre prediche. Compito di chi le guiderà sarà perciò di facilitarne gli interventi, correggendo eventuali deviazioni di rotta e scoraggiando discorsi troppo lunghi o il ripetersi di contributi da parte della stessa persona, per tirare alla fine una breve sintesi. Gli incontri, poi, dovrebbero concludersi nello spazio massimo di 60-70 minuti e i partecipanti non essere troppo numerosi (10-12 persone sarebbe il numero ottimale). Con una metodologia simile potrebbero essere con-dotti anche i Centri di ascolto nelle case, i quali sono anche uno strumento semplice ed efficace di pastorale missionaria e consentono l’incontro con persone che non sempre si ve-dono in chiesa”.
In questi luoghi e incontri formativi, grazie all’ascolto della Parola di Dio, “potranno scaturire anche nuove vocazioni per ‘promuovere’, in modo fattivo, ‘un ministero di cura, di ascolto e di accompagnamento delle fragilità di quanti vivono nella sofferenza e nel lutto’ (proposta 3)”.

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