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Con una sessione nella chiesa di Santa Maria Maddalena in Morano Calabro (Cosenza) si è conclusa, ieri sera, la sessione dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche, fama di santità e dei segni del Servo di Dio don Carlo De Cardona (nato a Morano Calabro il 4 maggio 1871 e qui morto il 10 marzo 1958), sotto la presidenza del vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino. “La meravigliosa figura di don Carlo De Cardona brilla fra il clero calabrese ed in particolare in quello cosentino dove ha svolto tutto il suo ministero sacerdotale, da quando fu chiamato come segretario di mons. Sorgente fino a pochi mesi prima della morte”, ha detto il postulatore don Enzo Gabrieli: “Egli ha saputo ben interpretare e tradurre concretamente le istanze di Papa Leone XIII di una Chiesa in uscita e presente nel sociale, attenta agli ultimi, ai lavoratori e a chi non aveva garanzie e aiuti; oggi diremmo scartati e invisibili”. In un tempo in cui in Calabria l’analfabetismo e la povertà superavano la soglia dell’80% don De Cardona – ha spiegato il sacerdote – ha “puntato sulla promozione umana, culturale, economica e politica della sua terra impegnandosi e pagando di persona senza arricchirsi nonostante avesse gestito capitali immensi con la nascita delle leghe bianche e delle casse rurali che riuscì anche a federare. Avversato dai poteri forti e dal fascismo fece l’esperienza anche dell’esilio e dell’abbandono dei confratelli, rimase nel cuore di grandi uomini che si interessarono di lui fino alla morte, Sturzo e Montini ad esempio, e di tanti laici ai quali aveva apertole vie della politica e dell’impegno sociale nelle file del partito dei cattolici”. Fondatore ed esponente del movimento cattolico in Calabria – spiega ancora don Gabrieli – si “adoperò per il riscatto sociale di tante comunità per far arrivare la luce elettrica (il caso di san Pietro in Guarano) e le case popolari a Cosenza a via Popilia. Negli ultimi anni fu accolto dalla beata Elena Aiello nella sua casa in via dei Martiri, lui che ne aveva sostenuto i passi del nascente istituto di suore per l’educazione delle bambine. Ha scritto pagine bellissime di spiritualità nei suoi diari e di grande impegno sociale e politico nei giornali che ha fondato o sui quali esprimeva liberamente il suo pensiero”. La causa era iniziata nel 2009 partendo dalle informazioni riguardo la storicità della figura del Servo di Dio e ha visto impegnate diversi esperti storici e teologi. Il Tribunale diocesano è composto da don Pietro Groccia, delegato episcopale, don Annunziato Laitano, promotore di giustizia, e Francesco Reda, notaio attuario. Nel corso di questi anni, oltre alle ricerche storiche e all’escussione di 57 testimoni, si è tenuta anche la Ricognizione canonica sul corpo del Servo di Dio e la traslazione nella Chiesa di Santa Maria Maddalena in Morano Calabro. Durante il processo sono state recepite anche 40 testimonianze e scritti sulla figura del servo di Dio. Una Commissione storica ha lavorato sui documenti e due censori si sono occupati delle relative censure teologiche sugli scritti.
Tutti gli atti processuali, in doppia copia conforme, chiusi in contenitori sigillati, sono stati consegnati, ieri sera, al postulatore con il compito di trasmetterli al Dicastero delle Cause dei santi per l’avvio della fase romana della causa.
Fonte: Agensir