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“Vi auguro di poter davvero incontrare nello sguardo autentico il desiderio vero dell’umanità e, una volta conosciuta questa attesa del mondo, voi possiate consegnare il vostro tesoro che è Gesù Cristo che cambia le nostre esistenze”, non dimenticando che “il Signore dà sempre nuove possibilità, Lui ci dà fiducia e siamo chiamati ad essere sempre, per sempre diaconi, servi di questo amore”. Questo l’augurio che il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, ha rivolto sabato sera a Giuseppe Bernardini (parrocchia Santa Maria Goretti) ed Andrea Giovanni Cefalà (parrocchia Maria Santissima delle Grazie) nel giorno della loro ordinazione diaconale avvenuta alla vigilia della festa dei santi patroni della diocesi, i santi Pietro e Paolo.
Nella sua omelia, mons. Parisi, che ha ripercorso anche alcuni tratti della vita di questi due santi, facendo riferimento alle letture del giorno, ha sottolineato che “Pietro e Paolo riescono a dare prova della efficacia della grazia che non si blocca in Gesù Cristo, ma attraverso di lui arriva a noi” come, ad esempio, “la stessa esistenza umana, culturale, religiosa di Paolo è stata ricucita totalmente dal dono della grazia e lui lo dirà, lo riconoscerà”. Da qui la sollecitazione a riflettere su “questo grande grande dono della grazia che non si blocca nemmeno di fronte ai lacci della nostra umanità peccatrice. La grazia viene di per sé stessa, non è filtrata, per fortuna, dalla nostra insignificante umanità. Ed allora, lì nell’umanità fragile di Pietro e di Paolo si manifesta la grandezza di Dio, ad una condizione, che è l’augurio che voglio fare a Giuseppe ed Andrea Giovanni che devono diventare, con il diaconato, quindi, con la grazia del diaconato, esperti come lo sono stati nella loro umana inesperienza, entrando per la prima volta sulla scena di quel mondo che era in attesa di scene, di miracoli o di spiccioli concreti per poter mandare avanti e sbarcare il lunario. È in questo che bisogna diventare esperti: saper guardare nel cuore, saper riconoscere l’attesa vera”.
“Papa Leone – ha affermato ancora il vescovo – sta insistendo molto, in modo particolare con il presbiterio, di rendere operativo il mistero dell’unità che è il progetto di Dio perché in quanto testimonianza, pur dentro le differenze, pur dentro le specificità, pur dentro i particolarismi, pur dentro le nostre fisime mentali, è la testimonianza della verità che ci rende credibili di fronte alla storia. Quella vera. Una fraternità ed unità che è sacramentale che supera le nostre inezie, le nostre piccolezze, le supera perché noi siamo fondati dentro questa unità che è rivelazione stessa della vita intima di Dio che è mistero di comunione, mistero di unità”.
Un momento di grazia, per la Chiesa di Lamezia che, dopo la celebrazione del Giubileo insieme alle persone con disabilità, non ha voluto far mancare il suo affetto a Giuseppe, 30 anni, ed Andrea, 25, giunti ad una tappa importante del loro cammino verso il sacerdozio.
Fonte: Agensir