Germania: Amburgo, protesta per l’espulsione di un cittadino afghano richiedente asilo ospitato in una chiesa cattolica
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Proseguono a Lucca le attività di studio e restauro del Volto Santo promosse dall’Ente Cattedrale grazie a un accordo con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara e l’Opificio delle Pietre Dure e al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Dallo scorso dicembre, la scultura si trova infatti nell’area di cantiere appositamente predisposta all’interno della cattedrale di San Martino ed è stata sottoposta a un’attenta campagna di indagini scientifiche per approfondirne gli aspetti tecnici e materiali e alle prime operazioni necessarie a mettere in sicurezza la pellicola pittorica, grazie a un gruppo di lavoro multidisciplinare che comprende storici dell’arte, esperti scientifici e restauratori specializzati. Nell’ambito delle indagini, sia diagnostiche che condotte de visu in cantiere a integrazione di quelle effettuate a più riprese tra il 2012 e il 2021, sono emersi dati nuovi e importanti, relativi sia al Volto Santo che al tempietto che abitualmente lo custodisce, che sono stati anticipati alla stampa e che saranno presentati in dettaglio nel convegno che si svolgerà domani, sabato 16 settembre, alle 10 presso la chiesa di San Giovanni e Reparata a Lucca.
Per la prima volta, viene spiegato in una nota, è stata presa in esame anche la croce del Volto Santo, rimasta finora ai margini dell’attenzione, e documentata per la prima volta in una miniatura, nel codice della Fraternità del Volto Santo dei primi del Trecento. Le analisi realizzate con il Carbonio 14, la rivelano in realtà molto più antica, di epoca altomedioevale come il Cristo. Altra grande sorpresa è giunta dalla analisi delle specie legnose della croce che ha rivelato la presenza nella croce di due legni diversi: castagno per l’asse verticale e cedro per il braccio orizzontale. Mentre il castagno è una pianta di ampia diffusione europea, il cedro venne trapiantato in Europa, dal Medio Oriente, solo nel XVI secolo. Si tratta quindi di un reperto di importazione, il cui utilizzo per la croce del Volto Santo fu probabilmente dovuto a una finalità simbolica, nell’intento di confermare la provenienza dalla Terra Santa di quello che era ritenuto il veridico ritratto del Salvatore scolpito dal discepolo Nicodemo. Attestano l’antichità della croce, al di sotto della tardiva tinteggiatura scura attuale, anche i diversi strati di colore che la rivestono, ed è stata rilevata la presenza di vere e proprie decorazioni a contorno della figura del Cristo.
La campagna diagnostica ha permesso di acquisire nuove importanti informazioni sulla tecnica di realizzazione del Volto Santo e ha rivelato due interventi di restauro, finora sconosciuti dalle fonti: un rifacimento in antico di parte della punta di entrambi i piedi, forse consumati dalla devozione dei fedeli, e un più recente rifacimento di pollice e indice della mano sinistra del Cristo. L’opera, antica di milleduecento anni, viene sottoposta ad un nuovo restauro che entra ora nella seconda fase.
Per quanto riguarda il tempietto, invece, è emersa una pittura murale frammentaria sulla parete retrostante. Le indagini e il recupero delle pitture murali (comprensivo dello studio di un sistema che ne consenta un’accessibilità almeno parziale una volta ricollocato il simulacro ligneo) saranno oggetto di un ampliamento del progetto per il Volto Santo, coordinato dai tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure.
La comunità lucchese e non solo – è stato annunciato – sarà sempre aggiornata sull’avanzamento dei lavori di restauro con periodici bollettini, video e immagini, pubblicati sul sito www.voltosantolucca.it.
Fonte: Agensir
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