
Diocesi: Savona-Noli, parte il corso “Educare al rispetto per la persona” promosso dalla Pastorale scolastica
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Una serata di intensa preghiera per la pace, seguendo in processione il Santissimo Sacramento, e di festa di popolo. È stata quella che oltre 2.000 fedeli della diocesi di Milano hanno vissuto nella solennità del Corpus Domini. A presiedere il rito, l’arcivescovo Mario Delpini, festeggiatissimo per i suoi 50 anni di ordinazione sacerdotale, in duomo, dove i fedeli, in processione, sono giunti al termine della Messa celebrata nella basilica di Santo Stefano Maggiore, parrocchia dei migranti.
Tantissimi, come sempre, i sacerdoti – oltre un centinaio – i diaconi, i rappresentanti delle realtà ecclesiali – dalle religiose all’Azione Cattolica, dal volontariato all’Università Cattolica -, delle Cappellanie straniere, degli Ordini cavallereschi. Non sono mancati i Gonfaloni del Comune, della Città metropolitana e di Regione Lombardia, secondo una tradizione consolidata da decenni che vede la partecipazione delle maggiori autorità civili ed ecclesiali del territorio. Infine, tutti riuniti in cattedrale per la riflessione del presule e l’adorazione eucaristica, a cui quest’anno si è aggiunta la festa, in piazza del Duomo, per i 50 anni di Messa di mons. Delpini. Affacciatosi, al termine dei momenti liturgici, dalla balconata centrale del duomo aperta per l’occasione (non accadeva dal 1983, quando a ricevere il saluto dei fedeli era stato Papa Giovanni Paolo II in visita a Milano per il XX Congresso eucaristico nazionale). Vicino a lui il vicario generale, mons. Franco Agnesi, che, a nome delle 7 Zone pastorali in cui è divisa l’arcidiocesi di Milano, ha offerto all’arcivescovo alcuni frutti tipici delle terre delle singole zone stesse tra gli applausi della gente. Simbolici ed evocativi i “frutti”: per la Zona I-Milano, il frutto della passione, “passione che ti accompagna da 50 anni nello svolgere il tuo ministero”, ha scandito il vicario generale, rivolgendosi direttamente all’arcivescovo; per la II-Varese, le pesche sciroppate di Monate, che “ci ricordano che se è importante seminare, è necessario anche conservare i frutti nel tempo, perché diventino più gustosi e pieni di sapore”. Per la III-Lecco, le “castagne, considerate un tempo il pane dei poveri, un cibo per tutti e facile da condividere”. Per la IV-Rho, “le spighe di grano, augurando che in mezzo alle fatiche del ministero l’arcivescovo possa portare nel suo cuore ‘covoni di gioia’”. Infine la V-Monza con il dono delle ciliegie, simbolo di un famoso miracolo legato alla figura di San Gerardo dei Tintori e alla sua incessante preghiera – “in questi anni ci hai insegnato a pregare in tanti modi, nei tempi della pandemia sotto la Madonnina, e nei momenti della gioia delle celebrazioni ecclesiali festose” -; per la VI-Abbiategrasso, il tipico riso della “Bassa padana” e per la VII-Sesto San Giovanni, “zona che si caratterizza come un territorio sempre più multietnico e multiculturale”, un mango e un avogado.

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