Avvenire di Calabria

Diocesi: mons. Checchinato (Cosenza), “una Chiesa in uscita non può ignorare le questioni che provocano disuguaglianze profondissime e sofferenze inaudite”

di Redazione Web

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“Una Chiesa in uscita sceglie di farsi carico della storia e non può ignorare le questioni che provocano nel mondo disuguaglianze profondissime e sofferenze inaudite a carico della stragrande maggioranza delle persone che abitano il Pianeta”. Lo ha detto questa mattina mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, nell’omelia della celebrazione presieduta in Cattedrale nel giorno della Madonna del Pilerio, patrona della città e dell’arcidiocesi. Il presule ha commentato il vangelo delle Nozze di Cana. “Il segno di Cana – ha detto nella sua riflessione – lascia trasparire la potenza di Dio, ma rappresenta anche un motivo di trasformazione e di rieducazione interiore”. Mons. Checchinato ha più volte citato il termine “conversione”, che “si accompagna alla scoperta che si può impegnare la vita per custodire e accogliere la vita altrui”. Difatti, ha evidenziato, “se ci si affida alla parola di Gesù diventa chiaro che il senso della vita non può consistere nel difendere i privilegi personali o di gruppo, pochi o molti che siano”, ma che “ognuno di noi deve dare il proprio contributo perché tutti possano vivere una vita degna di essere vissuta”.
Mons. Checchinato ha sottolineato che “per noi una sfida con cui fare i conti è rappresentata all’economia dell’esclusione e della disuguaglianza” e che “alimenta i serbatoi della miseria e della disperazione”, dai quali “possono arrivare forme violente di protesta e di odio sociale”. Richiamando i dossier che descrivono l’ “inedito esercito di nuovi poveri”, ha invocato “una metamorfosi morale”, ricordando che “all’origine della crisi finanziaria c’è una crisi antropologia, che si evidenzia nella negazione del primato dell’essere umano e dell’idolatria del denaro”, e che “fa emergere la necessità di una conversione personale e comunitaria a ciò che è essenziale e che non passa, alla gioia del Vangelo”. Difatti “è questo il fondamento che permette di affrontare la globalizzazione dell’indifferenza” e “di sognare una Chiesa povera, disponibile a impegnarsi per la liberazione dei poveri e dei sofferenti”.
Per mons. Checchinato, “i segni dei tempi chiedono di essere trasformati in segni di speranza”. “Siamo chiamati ad approfittare di questo Anno giubilare – ha aggiunto – per maturare un atteggiamento personale e comunitario di ascolto profondo delle persone più in difficoltà”, così da “rimuovere le cause della povertà e della disuguaglianza e cercare di rimuoverle con il contributo di tutti”. Il vescovo di Cosenza si è poi soffermato sui segni di speranza per la diocesi, richiamando “le questioni del lavoro e della casa”, che “si pongono particolarmente urgenti, senza dimenticare i problemi legati alle carenze strutturali dei servizi sociali e sanitari”. Si tratta – ha concluso – “di un lavoro da fare insieme, nella consapevolezza che i dimenticati, gli esclusi rappresentano le fondamenta nascoste, i pilastri della nostra città”.
Fonte: Agensir

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