Avvenire di Calabria

Diocesi: mons. Devasini (Chiavari), “la diffidenza dilaga, le nostre città hanno bisogno di ripartire dall’etica della cura”

di Redazione Web

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“Viviamo nella diffidenza e di conseguenza nella fuga e di conseguenza nella distanza. E la diffidenza dilaga. E l’uomo diventa diffidente verso l’altro, verso la terra. Oggi siamo in grande peccato, siamo nell’indifferenza, ma, ancor più, nella diffidenza”. Lo ha sottolineato questa mattina il vescovo di Chiavari, mons. Giampio Devasini, presiedendo nella basilica dei Santi Gervasio e Protasio a Rapallo la celebrazione eucaristica cha ha dato il via ai festeggiamenti diocesani in onore di Maria, venerata con i titoli di Nostra Signora dell’Orto e Nostra Signora di Montallegro.
“ciascuno è lì a farsi isola, a farsi la sua terra, lontano dall’altro, nemico dell’altro”, ha proseguito il presule: “Credo che questa sia anche la radice dei mali che oggi attraversano le nostre città”. “La diffidenza – ha evidenziato mons. Devasini – che si trasforma nel lavarsi le mani nei confronti dell’altro, nel disinteressarsi di lui, nell’indietreggiare rispetto alla responsabilità della comune vocazione, nel rifiutare un destino condiviso di luce per pensare unicamente al proprio percorso ombroso”. “Il non fidarsi dell’Altro e degli altri ci fa cadere nel vuoto e nell’isolamento, perché tutti diventano nemici, persone da cui stare lontano, a cui non credere, con cui non camminare”, ha ammonito il vescovo, per il quale “la diffidenza è alla base della frammentazione sociale e dell’indifferenza di cui oggi soffrono le città”. Il Vangelo – ha aggiunto mons. Devasini – dice “che cos’è la grazia da parte di Dio e che cos’è la grazia da parte nostra. È il contrario della radice del peccato che è la diffidenza, il contrario della fuga, il rovescio della fuga”. Questo significa “dire ai fratelli e alle sorelle: ci sono per te, per voi, con quello che sono, con la mia anima e con il mio corpo, con i miei pensieri e con i miei sentimenti, con la mia passione”. Sull’esempio di Maria, “l’‘eccomi’ spazza via l’ombra dell’indifferenza che nasce dall’essere diffidenti restituendo l’uomo alla responsabilità dell’esserci, di un essere con l’altro, per l’altro, nell’altro, prendendosi cura di lui”. “Il contrario dell’indifferenza è la cura!”, ha rilevato il vescovo: “E Dio sa quanto
le nostre città hanno bisogno di ripartire dall’etica della cura. Una cura circolare, che a cerchi concentrici rinnova le relazioni più intime per poi allargarsi al tessuto sociale più ampio, quello in cui le famiglie, le istituzioni, le realtà umane vivono le une accanto alle altre in un quotidiano scambio di pensieri, parole, atteggiamenti”.

Fonte: Agensir

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