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Offerte di lavoro nella Basilica di San Marco a Venezia per i reclusi ammessi a svolgere attività professionali all’esterno, in base alle mansioni disponibili; visite guidate garantite al personale del carcere e ai ristretti autorizzati e incontri organizzati nella Casa circondariale veneziana – per i detenuti – tenuti da collaboratori della Procuratoria, tra proiezioni e illustrazioni delle opere d’arte. Questi i tre punti di un protocollo d’intesa fra Procuratoria e Santa Maria Maggiore, sottoscritto ieri a Sant’Apollonia, alla presenza del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia, del vicario del Prefetto, Piera Bumma, della presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano e delle sigle sindacali. “Vogliamo attuare i valori costituzionali”, ha detto il primo procuratore, Bruno Barel: “offriremo posti di lavoro tra i restauratori, gli operai, i carpentieri e la guardiania. Le opportunità d’impiego che abbiamo sono varie, tutto dipenderà dall’attitudine delle persone che ci verranno indicate dal direttore del carcere”. Detenuti che saranno retribuiti regolarmente, secondo il contratto collettivo nazionale in vigore, spiega il settimanale diocesano “Gente Veneta”. “Il ‘bello’ della Basilica, con i suoi mosaici, vogliamo metterlo a disposizione anche di quelle persone che hanno sbagliato e che cercano di recuperare se stesse. I due momenti più difficili, per chi fa esperienza del carcere, sono l’ingresso e l’uscita, segnata dalla paura di rientrare nella società”, ha detto mons. Moraglia. L’abitare, tema imprescindibile, “con la Chiesa veneziana che ci sta lavorando” in sinergia con la Caritas diocesana, nell’ambito della pena alternativa o di un periodo transitorio in attesa di tornare alla propria vita. Per le donne vi sono dei posti alle Muneghette (6 più uno per le emergenze) e “spero che alla fine dell’anno se ne garantiscano 8, agli uomini, nella Casa San Giovanni XXIII”, ha aggiunto mons. Moraglia: “Stiamo acquisendo in comodato d’uso gratuito un appartamento a Marghera per altri 4 posti per gli uomini e cercheremo di fare lo stesso con 2 stanze nella Casa d’accoglienza San Raffaele”.
Fonte: Agensir