Avvenire di Calabria

Antonino Merlino, segretario regionale Uila-Uil della Calabria, commenta le condizioni precarie a cui sono costretti a operare i lavoratori

Dissesto idrogeologico, politica incapace di gestire i territori

Redazione Web

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di Antonino Merlino * - Come UILA-UIL della Calabria non possiamo che apprezzare la chiarezza con la quale, il commissario Aloisio Mariggiò, ha esposto le criticità che impediscono all’Azienda Calabria Verde di espletare con la massima efficienza le funzioni che la legge istitutiva del 16 maggio 2013, n. 25, le attribuisce. Le dichiarazioni del commissario, apparse su alcuni organi di stampa, che condividiamo pienamente, sono coraggiose perché, sfidando l’impopolarità, difendono la professionalità di tanti onesti lavoratori che quotidianamente svolgono con serietà il loro lavoro, a favore della collettività.

Oggigiorno viene misurato tutto con il metro del profitto. Prevale la logica del rapporto costi benefici e il lavoro dei forestali risulta soccombente. Accade perché nella parte dei benefici ci si dimentica sempre di conteggiare le vite umane che vengono salvate da un’attività che rende il territorio più sicuro, meno esposto ai disastri naturali, ormai sempre più frequenti, a causa dei mutamenti climatici in atto, provocati dall’irresponsabilità degli uomini. Ed accade anche perché il legname pregiato prodotto dal lavoro dei forestali è una risorsa che non viene fatta sfruttare dall’Ente per il quale lavorano, come sarebbe naturale, a fini economici, ma lasciato marcire sul terreno o abbandonato alla mercé dei tanti predoni che circolano nella nostra regione. 

Le tempeste, le esondazioni e le frane, che provocano danni incalcolabili e soprattutto morti sono all’ordine del giorno. Ed a poco serve che la politica finga di indignarsi per qualche settimana, scaricando la colpa dei disastri ai governanti precedenti, chiudendo il discorso con promesse ed impregni che finiscono nel nulla. Non è più accettabile che piccoli come grandi disastri vengano velocemente dimenticati. Già nessuno parla più di mamma Stefania e dei piccoli Christian e Nicolò, spazzati via il 4 ottobre dall’esondazione di un corso d’acqua.

Questi sono i frutti di una politica nazionale e locale incapace di gestire e difendere il territorio. Di farlo anche rischiando l’impopolarità, di perdere quel consenso che tanta parte della politica vecchia e nuova sembra avere come unico obiettivo.

Se la sicurezza dei cittadini è un valore, come lo è, Calabria Verde deve essere messa nelle condizioni di poter dispiegare tutte le sue potenzialità in termini di salvaguardia, di cura e di protezione del territorio. Il progetto che espone il generale Mariggiò ci convince perché va in questa direzione. Punta a costruire un’Azienda che sia strumento operativo efficace ed efficiente in un settore chiave per il destino della nostra regione: quello della forestazione, che poi significa cura e protezione del territorio, tutela e miglioramento l’ambiente, promozione del paesaggio a fini turistici, con importanti ricadute economiche e sociali. Un progetto lungimirante che mira a creare le condizioni affinché le persone restino e tornino a vivere nelle aree montane, a cominciare dai giovani. Avere una distribuzione della popolazione più equilibrata porterebbe enormi benefici a tutti, non solo a chi è rimasto, quasi eroicamente, ad abitare nei paesi interni. Un’utilizzazione migliore delle risorse naturali, una drastica riduzione del consumo di suolo, più in generale, non potrebbe che avere effetti benefici sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.

Serve un approccio culturale diverso, che sia in grado di restituire appetibilità alla montagna, sottolineando la qualità dell’aria, del cibo e delle risorse naturali che garantiscono un benessere potenzialmente più elevato che altrove. Come serve una politica che, attraverso gli investimenti necessari, elimini gli svantaggi infrastrutturali. Perché, al di là dei proclami,  l’atteggiamento delle istituzioni finisce quasi sempre per concentrare le attenzioni e gli interventi prevalentemente nelle aree a maggiore densità abitativa, penalizzando il territorio montano.

Proceda, dunque, generale Mariggiò. Porti avanti la sua strategia di organizzazione dell’Azienda funzionale alle esigenze della Calabria e rispettosa della dignità di tutti i suoi dipendenti. Trovi il modo di mettere contrattualmente in condizione i Sorveglianti Idraulici di poter svolgere nella piena legalità il loro lavoro. Vada avanti con il processo di ringiovanimento della forza lavoro; vedremo quale politico avrà il coraggio di opporsi. Se qualcuno dovesse farlo noi, come sindacato, faremo sapere a tutti i cittadini che l’obiettivo non è quello di salvaguardare i loro interessi, ma quello di lasciare morire Calabria Verde, ente essenziale per la protezione del territorio regionale, nel giro di qualche anno. Il tempo che gli ultimi dipendenti, quasi tutti ormai sopra i sessant’anni, vadano in pensione, per inventarsi magari nuovi enti da gestire in maniera clientelare, con lavoratori precari e quindi elettoralmente ricattabili.

Generale, se l’approdo che intende raggiungere è quello indicato, come UILA non le faremo mancare il nostro sostegno e la nostra leale collaborazione lungo il percorso, perché siamo convinti che il raggiungimento della meta porterà benefici ai lavoratori, all’Azienda ed ai cittadini calabresi. Una collaborazione già in atto e che sta dando buoni frutti nell’ambito della discussione per il rinnovo del Contratto Integrativo Regionale, che dovrà segnare il punto di arrivo per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti e della dignità dei lavoratori e un punto di partenza per quanto concerne l’organizzazione aziendale, che dovrà essere moderna e dinamica, capace di svolgere efficacemente i compiti di sua competenza. Il lavoro non manca di certo, data la vulnerabilità del territorio calabrese, storicamente nota, tanto che Giustino Fortunato già nel 1904 definì la Calabria: “Uno sfasciume pendulo sul mare”.

Calabria Verde può e deve essere lo strumento per una seria politica di gestione del territorio che può avere ricadute economiche significative e salvare vite umane. Non dimentichiamo mai che basterebbe un decimo degli investimenti che lo Stato è costretto a stanziare per riparare i danni delle calamità naturali, per prevenirli e al contempo creare le condizioni per uno sviluppo sempre più ecosostenibile della nostra regione.

* Segretario regionale Uila-Uil Calabria

 

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