
Leone XIV: Albano, alle 9.30 presiede la messa giubilare nella cattedrale di San Pancrazio
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“È un primo passo ma non basta: questo deve essere un punto di partenza e non di arrivo. Bisogna anche educare, sensibilizzare e informare con programmi di intervento come l’educazione psicologica digitale nelle scuole, altrimenti si rischiano comportamenti alternativi che aggirano il divieto peggiorando il problema”. Lo sostiene Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana e presidente del Consiglio nazionale (Cnop), commentando la circolare inviata dal ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ai dirigenti scolastici, che vieta l’utilizzo dello smartphone per gli studenti delle scuole secondarie.
“Lo smartphone è un importante strumento di connessione, informazione, sviluppo e innovazione”, spiega Gulino, ma i dati sanitari longitudinali “parlano chiaro sugli effetti a medio e lungo termine corporei, cerebrali, emotivi, relazionali. Lo smartphone rischia di essere ogni giorno di più un dissuasore relazionale”. “Vietare l’uso degli smartphone a scuola è una scelta che può favorire gli studenti – continua Gulino – perché a scuola si deve fare scuola: durante le lezioni i giovani dovrebbero potersi concentrare su quello che si sta facendo in classe, e non sulle notifiche continue di un cellulare che distrae e fa perdere la concentrazione”. Inoltre l’uso costante e continuo dello smartphone giorno dopo giorno, fa sì che esso diventi “una parte di noi, riempiendo la nostra vita di cose, immagini, connessioni che occupano la giornata e tolgono spazio ad altro”. Per la presidente nazionale degli psicologi, è necessario creare programmi “in grado di stimolare e coinvolgere bambini, giovani, scuole, famiglie, insegnanti e genitori”. Un lavoro su più fronti: “alfabetizzazione mediatica e educazione psicologica digitale, sensibilizzazione e iniziative informative rivolte a insegnanti e genitori, interventi sulle piattaforme per aumentare filtri a tutela della privacy e soprattutto della protezione di bambini e giovani. Educazione psicologica al digitale e ai social media per informare sui rischi e le conseguenze di uso e abuso, su come intervenire per regolamentare il tempo trascorso online e sulle nuove dipendenze digitali, sull’uso consapevole degli algoritmi dei suoi effetti benefici o malefici, sul condizionamento e la manipolazione digitale”.
“Dobbiamo costruire e fornire alle nuove generazioni un futuro più libero da like e notifiche, prendendo il buono dalla tecnologia senza diventarne succubi – conclude la presidente del Cnop –. Ma dobbiamo assolutamente pensare e creare anche l’alternativa: spazi aggregativi e di incontro in cui le relazioni sociali e il contatto con il proprio corpo e la natura ritornino a prendere il posto di quelle fittizie social”.
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