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Una raccolta di racconti e testimonianze restituisce il volto sereno e accogliente di don Nuccio Santoro, sacerdote e docente che ha vissuto con umiltà e profondità il Vangelo nel quotidiano. Il volume, ricco di contributi e riflessioni, è un sentiero di gratitudine e memoria viva.
“Uomo tra gli uomini, Sacerdote fra la gente” è il titolo della raccolta di memorie stampata per rendere omaggio ad un uomo di fede che ha dedicato la propria vita a servire donne e uomini di ogni età. La memoria del cuore, scrive don Michele D’Agostino, è uno dei doni più belli che un essere umano possa chiedere di conservare e vivere a lungo.
Don Nuccio Santoro sale al cielo il 19 marzo 2019. Avvenire di Calabria lo ricorda con il racconto della sua vita e del suo ministero di don Antonino Iachino: «Don Nuccio aveva un carattere pacifico e sereno, disponibile all’ascolto e al dialogo con tutti. La sua spiritualità semplice e profonda traspariva nel suo modo di rapportarsi con gli altri in modo umile e rispettoso. Era un uomo mite, capace di trasmettere sempre serenità e pace. La sua carità, fortemente radicata in una profonda spiritualità sacerdotale di unione con Cristo e di servizio ai fratelli, lo ha guidato ad accorgersi delle tante miserie spesso ignorate, promuovendo concrete risposte di accoglienza e di ascolto. … Aveva il culto della pastorale delle piccole cose, a tal punto da promuovere e accogliere in parrocchia tante iniziative di promozione sociale e culturale, a cui sempre partecipava portando la Parola che illumina e rasserena la vita».
Questa ultima sottolineatura ravviva il ricordo delle esperienze vissute con don Nuccio. La pastorale delle piccole cose ci aiuta a riconoscere nelle esperienze quotidiane spazi significativi per la crescita spirituale e per l'incontro con Dio. Offrire un sorriso, ascoltare con attenzione, aiutare chi è in difficoltà sono esempi di condizioni quotidiane che hanno un profondo aspetto spirituale, riflettere sulle piccole gioie della vita, osservare un bel paesaggio, godere un momento di riposo, fare comunità, e tanto altro, può aiutare a coltivare un atteggiamento di gratitudine e riconoscenza.
Sono le piccole cose della vita quotidiana, appunto i “piccoli particolari dell'amore” (cfr. papa Francesco, nella Gaudete et exsultate) che, soprattutto in famiglia e in comunità, danno un sapore nuovo alle nostre giornate.
Questa è stata la testimonianza di don Nuccio. E come egli ha vissuto il tempo delle scelte capaci di far vivere la gioia del Vangelo, lo troviamo camminando lungo le pagine del libro di memorie, veri sentieri di gratitudine, raccontati da familiari, amici, fedeli, da esperienze di gruppi e di associazioni da lui accolte in parrocchia.
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“La sua vita è stata una abbondanza di fraternità condivisa. Ti faceva sentire parte della Chiesa diocesana. Amava la convivialità facendoci così fraternizzare fra noi. Il suo sorriso così vicino all’uomo, così ricco di benevolenza. Aveva la premura di un padre, di un fratello, di un amico, una presenza silenziosa, una attenzione a chi collaborava con lui e soprattutto a chi aveva bisogno e cercava comprensione ed ascolto. Il suo dono era quello di esserci, per tutti, sempre e comunque, nelle occasioni gioiose e in quelle più tristi.”
Poi ancora i suoi obiettivi pastorali: santificare le feste; valorizzare le celebrazioni per san Giorgio; tenere la chiesa aperta il più possibile; sostenere il ruolo della cultura come elemento di conoscenza del vivere umano; vivere la domenica come il giorno del Signore.
Personalmente vorrei percorrere, accanto e per don Nuccio, quegli ambiti entro i quali sono maturati i nostri incontri più significativi. Il servizio e l’amore sono state le caratteristiche che don Nuccio ha costantemente coniugato nella sua responsabilità di sacerdote diocesano (parroco e assistente del Msac e del Mieac) e di docente presso l’Istituto Tecnico Industriale “Panella”.
Don Nuccio è stato un docente che ha amato intensamente i propri alunni, spendendosi a favore della maturazione globale dei giovani che incontrava settimanalmente nell’ora di religione.
Faceva parte del suo stile quello di provare, riuscendovi, ad aprire strade di comunicazione con le esuberanze dei giovani studenti. Lo faceva a partire dal loro mondo e dalle loro esigenze.
Anche una comunità scolastica, infatti, ha bisogno di accoglienza, di ascolto, di condivisione, di attenzione, di rapporti umani aperti alla piena socialità. Sono stati i temi di don Nuccio, quelli della responsabilità e dello scambio reciproco, capaci di aprire spazi di speranza per i giovani e per il loro futuro, quella speranza che ha a che fare con la gioia di vivere e che dà senso ad ogni progetto di vita.
La seconda attenzione riguarda appunto il suo ministero sacerdotale, con particolare riferimento al tempo del suo servizio presso la Chiesa di San Giorgio al Corso dal settembre 1993.
La ubicazione della parrocchia sul corso Garibaldi favorisce una partecipazione di fedeli provenienti da ogni parte della città. Don Nuccio, consapevolmente, offriva a questa duplice presenza di fedeli, nella omelia o nell’incontro personale, il volto di una comunità cristiana che sostiene e incoraggia il cammino di ogni fedele. La sua missione di parroco lo portava ad annunciare con vigore che la testimonianza va resa da ogni cristiano con la parola e con la vita.
Mi viene in mente quanto sia stata profetica la sua perseveranza nel ricordare a tutti il dovere di partecipare alla Messa domenicale per accogliere la Parola di Dio, per nutrirsi del Pane della vita, per fare esperienza di comunità viva nella fede, accogliente e gioiosa.
Di grande significato è stato quel suo modo di tessere reti con quanti, da laici impegnati, rendevano servizi di testimonianza alla Chiesa diocesana. Don Nuccio in queste occasioni non saliva in cattedra, voleva confrontarsi. “Ma tu che dici?” era il suo invito che obbligava a rispondere e che responsabilizzava. Ti lasciava parlare, ma alla fine ti accorgevi che era stato lui, con la sua generosità di pastore, a darti le chiavi di un discernimento di fronte alle domande che riguardavano la nostra esistenza di cristiani battezzati ed associati.
Era il suo modo di suscitare attenzione e interesse, nel rispetto del pensiero di ciascuno. Grazie, don Nuccio, sacerdote dal volto sereno, cordiale, accogliente.
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