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“Non ci dobbiamo dimenticare dei volti dei migranti, sia quelli che arrivano nel nostro Paese sia i vostri, quelli dei tanti italiani che sono partiti o che stanno partendo. Ecco perché relegare la questione migrazione al tema dell’irregolarità o della clandestinità, applicando leggi disumane e facendo accordi con Paesi terzi per bloccare i flussi, serve solo per deumanizzare e non vedere che dietro il fenomeno migratorio ci sono persone con le loro speranze”. Lo ha detto ieri Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, a commento del Rapporto Italiani nel Mondo che per la prima volta è stato presentato a New York. “In questo modo rischiamo anche di deumanizzare noi stessi – ha continuato Manfredonia –, come se fossimo senza memoria e avessimo dimenticato l’emigrazione italiana, con le fatiche e le umiliazioni subite dai nostri connazionali. L’antidoto oggi è gestire il fenomeno migratorio, quindi accogliere e integrare con diritti e doveri, per creare responsabilità e accettare il contributo che ciascuno può portare”. Agli oltre 6 milioni di italiani all’estero “dico: non dimenticateci. Aiutateci a leggere i nostri contesti, esercitate i vostri diritti e doveri. Avete il diritto di voto: la vostra partecipazione alla vita del nostro Paese è troppo importante per perderla”. “Ci sono voluti 19 anni perché il Rapporto Italiani nel Mondo arrivasse a New York”, ha detto la curatrice, Delfina Licata: “Nel frattempo i connazionali all’estero sono raddoppiati e in America sono cresciuti di oltre il 70%. Un’America e una New York profondamente cambiate da quel lontano 2006, anno della prima pubblicazione del Rapporto che la Fondazione Migrantes dedica alla mobilità italiana. Oggi siamo diventati una nazione dalle migrazioni plurime e complesse, pienamente protagonisti del cosmopolitismo e della circolazione europea, ma che soffre per una migrazione malata perché unidirezionale. Il lavoro da compiere è quello di guarire il processo migratorio trasformandolo da unidirezionale a circolare. E questo lavoro è innanzitutto culturale”. La giornata di ieri era iniziata con la messa, officiata dal presidente della Commissione Cei per le Migrazioni, mons. Gian Carlo Perego, da don Luigi Portarulo, responsabile della comunità cattolica italiana a New York, da don Giacomo Costa, accompagnatore spirituale delle Acli nazionali, e da don Giacomo Granzotto. Neii saluti introduttivi di Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli, ha sottolineato come “il senso della nostra missione qui a New York con la Fondazione Migrantes è investire sulla cultura dei diritti sociali partendo dal lavoro straordinario del Rapporto Italiani nel Mondo. Lo facciamo proprio partendo dall’Italia che vive all’estero che, in molti casi, ha scelto di emigrare perché il nostro Paese non è all’altezza delle aspettative”. Poi sono intervenuti Cristian Di Sanzo, deputato della Repubblica italiana, Silvana Mangione, vicesegretaria del Cgie, e il console generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele. Matteo Bracciali, vicepresidente della Federazione delle Acli internazionali, si è concentrato sul capitolo del Rim dedicato alla cittadinanza: “I numerosi saggi del Rapporto sul tema della cittadinanza, messa a confronto in molti Paesi del mondo, restituiscono una narrazione positiva fatta di persone che vogliono entrare a far parte di una comunità per condividerne i valori, goderne i diritti e ottemperare ai doveri”. La chiusura dei lavori è stata affidata a mons. Perego che ha sottolineato come “la cittadinanza è vita, significa dare la possibilità di rigenerarsi ai nostri territori, alle nostre città che stanno morendo. Il nostro Paese ha bisogno di aprirsi a chi desidera una vita migliore per creare generatività nel tessuto sociale e non di chiudersi provocando la morte di territori e comunità”.
Fonte: AgensirSettimana Santa e Pasqua: su Tv2000 celebrazioni, film e documentari
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