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Domenica 11 maggio piazza Sant’Agostino ha accolto una nuova edizione della Festa dei Popoli, nel segno della speranza e della condivisione. Un’occasione di festa che rinnova l’impegno per un futuro più fraterno.
Nella storica piazza di Sant’Agostino, a Reggio Calabria, la «Festa dei Popoli» è un appuntamento annuale progettato e atteso come manifestazione di scambio interculturale e di inclusione sociale.
Fortemente sostenuta dal Centro diocesano Migrantes, dell’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, si avvale dell’importante contributo della parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino e del Centro Ascolto «Scalabrini», gestiti dai missionari scalabriniani.
Tema della festa di quest’anno, che ha avuto luogo domenica 11 maggio, è stato: «Popoli in cammino nella speranza». Chiaramente voleva riprendere lo slogan del Giubileo dell’Anno Santo che stiamo vivendo, che è «Pellegrini di speranza». In questo nostro tempo, infatti, abbiamo tanto bisogno di speranza, che apra nuovi orizzonti per la costruzione di un mondo di pace e di fratellanza, superando guerre e violenze. La «Festa dei Popoli», in effetti, da sempre si propone come una forma di intelligenza della condivisione, riconoscimento dell’alterità e coraggio della convivenza.
PER APPROFONDIRE:
A prendere parte all’ideazione, organizzazione e gestione condivisa e congiunta dell’edizione 2025 della festa sono state le comunità etniche presenti a Reggio Calabria: filippina, rumena, ucraina, georgiana, polacca e marocchina, con la partecipazione anche di persone di altre nazionalità, soprattutto dell’Africa, dell’Asia e dell’Est Europa. Senza dimenticare la presenza numerosa della comunità autoctona, specialmente rappresentata dai parrocchiani di Sant’Agostino, dai volontari del Centro Ascolto «Scalabrini» e dall’associazione sportiva dilettantistica «Pretty Woman».
Tutti hanno partecipato agli eventi in programma con la musica, il canto, le danze e il comune desiderio di coltivare un autentico spirito di speranza, da non confondere con l’ingenuità o la rassegnazione.
La speranza che è emersa nella festa era sintesi di movimento, azione, dinamismo in quello che ognuno di noi può fare per dare opportunità di bene e di gioia alle famiglie, al quartiere, a tutta la città e, magari, anche al mondo intero.In piazza, poi, sono stati allestiti degli stand etnogastronomici con l’obiettivo di combinare momenti di incontro e di confronto fra rappresentanti dei diversi Paesi per promuovere il riscatto del territorio e interrogarsi sugli attuali fenomeni migratori alla luce della storia di Reggio e della Calabria, ricca di flussi migratori verso l’estero e altre regioni d’Italia, vettore per la promozione di un’unità ideale e culturale e la promozione del Mediterraneo come luogo di incontro, di coesistenza e di cooperazione fra popoli e culture diverse.
Padre Gabriele Bentoglio, parroco di Sant’Agostino e da anni «anima» della festa, ha ribadito che l’identità di questo evento è proprio un incontro nella valorizzazione delle culture espresse con il folklore, nella gastronomia, nella condivisione e nella partecipazione: esperienze che illuminano la comprensione e possono aiutare a cambiare l’approccio e i pregiudizi sul fenomeno delle migrazioni.
La festa è un segno: mostra che la fratellanza tra i popoli è possibile, ora, qui, in questa Chiesa di Reggio Calabria-Bova, e si può vivere nella logica della condivisione, con il coraggio dell’incontro autentico. Può essere intesa anche come volontà di impegno a lavorare nella speranza perché torni la gioia di vivere nelle zone del mondo che oggi sono devastate dalla guerra: soprattutto in Ucraina, Israele e Palestina, Sudan, Siria, India, Pakistan, nei Paesi dell’America Latina e dell’Africa, come il Congo e il Rwanda, che da tanto tempo non riescono a vivere in pace.
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