
Religiosi: Teatini d’Italia, eletto il nuovo Governo Provinciale, Guida affidata a p. Kowalczykowski
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“Una profonda contemporaneità e somiglianza lega la nostra terra a quella dove nella pienezza del Tempo nacque il Figlio di Maria. Sentiamo forte il dolore e il disagio per la guerra che tormenta questo luogo di santità per tutti i figli e le figlie della discendenza di Abramo. Si fermi l’odio reciproco, si aprano vie di dialogo e di solidarietà, la terra è stanca di bere il sangue innocente di Abele. Sostieni o Maria, donna della speranza impossibile, il grido di pace che sale dalla nostra fragile umanità”. È l’appello lanciato da mons. Davide Carbonaro, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano- Marsico Nuovo, nella messa celebrata oggi nella cattedrale di Matera per la festa in onore di Maria SS. della Bruna, patrona della città dei Sassi.
Domandandosi significato ha “la celebrazione odierna della festa della Madre di Dio detta della Bruna”, il presule ha osservato che “guardando stavolta noi lei possiamo dire con fiducia che in Dio c’è spazio per l’uomo. Il Padre che, come dice Gesù nel Vangelo secondo San Giovanni, possiede ‘molte dimore’ (cfr. Gv 14,2), è la casa dell’uomo, in Dio troviamo destinazione e spazio”. E Maria “non si allontana da noi, ma si fa prossima, vicinissima, per tutti coloro che desiderano trovare uno spazio in Dio, che vogliono andare a Lui”. “Maria si fa così vicina a ciascuno: può ascoltare, può aiutare, può consolare. Vicina a Dio è vicina a tutti noi, il suo cuore ci comprende tutti”, ha aggiunto.
L’altro aspetto che la festa odierna rivela e che risplende in Maria, ha sottolineato mons. Carbonaro, “è che nell’uomo c’è spazio per Dio. Anche questo vediamo in Maria, l’Arca Santa che porta la presenza di Dio, come ci ha ricordato il Vangelo. Nella nostra umanità c’è spazio per Dio e questa presenza di Dio in noi, diventa testimonianza di pace ed amore, capace di illuminare il mondo nelle tristezze e nei problemi che adesso lo attanagliano. Questa presenza naturalmente si realizza nella fede. È per mezzo della fede che si aprono le porte del nostro essere così che Dio entri in noi, così che Dio possa essere la forza che dà sostegno e speranza per il nostro cammino terreno. Quindi, non solo la Visitazione della Vergine ci rivela che in Dio c’è spazio per l’uomo, ma anche che in noi c’è spazio per Lui”.
Per l’arcivescovo, “in questa festa così dolce, occorre aggiungere, ci è svelato anche come Maria sia regina della comunicazione e dell’accoglienza. Il mistero della Visitazione, infatti, è il mistero della comunicazione mutua di due donne diverse per età, ambiente, caratteristiche e della rispettosa vicendevole accoglienza”. “Quanto abbiamo da apprendere da questa scuola della regalità e del servizio. Spesso sentiamo il peso della solitudine e della autoreferenzialità nelle nostre Chiese, nella nostra società, nelle nostre famiglie – ha evidenziato il presule -. Abbiamo bisogno di un sussulto di novità che ci faccia cedere ad un’accoglienza reciproca e discretissima, che non si logori con la moltitudine delle parole, che non si chiuda dentro un apparire effimero e momentaneo, che non insista su una identità senza profondità e coerenza vitale. Maria donna di accenni di luci e di fiaccole nelle nostre notti, conduci per mano i tuoi figli nel groviglio della storia che chiede di disarmare il cuore, di aprire i confini e di custodire la vita”.
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