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La norma sul suicidio assistito in Sardegna non deve avere i connotati di una “legge dell’ultimo miglio”, avulsa “dai percorsi tormentati della vita e da storie di pazienti compromesse da servizi sanitari carenti, inadeguati se non tardivi, dal sovrapporsi nel corso del tempo di pluripatologie – soprattutto negli anziani – che creano ‘stanchezza di vivere’”. Lo afferma oggi il Meic, Movimento ecclesiale di impegno culturale, a proposito della legge in discussione al Consiglio regionale della Sardegna. Il Meic “indica e proclama la prioritaria scelta del Vangelo della vita, ma è anche rispettoso delle attese e delle speranze di quanti chiedono liberamente e consapevolmente la cessazione di particolari, estenuanti sofferenze in situazioni irrimediabili di salute compromessa”. “Conservare la dignità della vita nel momento in cui il malato si prepara alla morte assistita sarà il segno della sensibilità dell’Assemblea regionale sarda che ha deciso di avventurarsi nei misteri dell’esistenza umana”, afferma il Meic in una nota, chiedendo che il provvedimento sul fine vita “risponda esclusivamente alla libertà di coscienza dei singoli consiglieri. E sia collocato all’interno della riforma della sanità e dell’assistenza in Sardegna”. Vero obiettivo politico, sottolinea, “dovrà essere collocare la legge regionale sul fine vita all’interno della riforma della sanità e dell’assistenza in Sardegna. Perché la dignità del malato in condizioni critiche o terminali chiede primariamente ‘azioni per la vita’ non ‘azioni per la morte’, cioè sforzi adeguati e necessari per alleviare la sua sofferenza con efficaci cure palliative, evitando ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato”.
Il Meic chiede perciò di “rivedere in Sardegna gli scopi perseguiti dalla medicina e ricostruire, per la tutela della salute e la terapia del dolore, il rapporto fra trattamento delle malattie e prevenzione, tra ospedale e territorio, tra settori sanitario e socia-le. Di monitorare tutto il sistema dell’assistenza ai malati terminali, per verificare efficienza e modernità, adeguatezza e tempestività delle cure palliative, possibilità e condizioni dell’assistenza familiare”. Ribadisce inoltre la necessità “di un’urgente approvazione di una legge nazionale sulla materia, che tenga conto della sentenza della Corte Costituzionale, ormai risalente a sei anni fa, e dell’evoluzione del dibattito culturale sul tema”.
“Davanti a situazioni drammatiche, che devastano l’esistenza degli individui e delle loro famiglie, spesso lasciate sole nella gestione di situazioni al confine della vita, è opportuno che il legislatore regionale si esprima compassionevolmente verso il malato e lo sostenga e supporti nel corpo e nelle spirito nel passo decisivo della vita, evitando il ‘pendio scivoloso’ che parte dai casi eccezionali e arriva poi a comprendere nel sistema del suicidio assistito situazioni più frequenti”, conclude la nota.
Fonte: Agensir