Avvenire di Calabria

Un magistero destinato a restare nella storia

Francesco, voce viva del Vangelo nel mondo

Rivoluzionario, il Papa è riuscito a scombinare l’agenda della Chiesa diventando “bussola” del nostro tempo

di Mimmo Nunnari

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Francesco è stato, e resterà a lungo, anche dopo la scomparsa, la bussola spirituale e morale del tempo inquieto che il mondo sta vivendo da decenni. Non per tutti, s’intende, resterà riferimento o guida, non solo spirituale. Il suo progetto era alto, la sua rotta forse fuori misura per chi, dentro e fuori la Chiesa, avrebbe preferito un papa meno rivoluzionario. Ma al papa venuto da lontano, abituato a portare il Vangelo nelle periferie povere ed emarginate di Buenos Aires, non piacevano le acque immobili, stagnanti, che imputridiscono senza il rimescolamento continuo.



La stagnazione, per lui, era come se la rassegnazione prendesse il posto della speranza, il buio prevalesse sulla luce. Per lui le sfide del nostro tempo andavano affrontate in mare aperto. Era lì, nel moto ondoso, che andava a cercare il divino, che traeva ispirazione per il suo pontificato, che è stato diverso dai pontificati illuminati precedenti: di Wojtyla il politico e guerriero, e di Ratzinger, il raffinato teologo.


PER APPROFONDIRE:  Papa Francesco, ecco perché la Calabria lo ricorderà per sempre


Bergoglio era un gesuita, apparteneva all’ordine che ha portato la parola di Gesù nel mondo; e forse anche in questa sua appartenenza cercava una traccia per scoprire nuove vie di evangelizzazione, in tempi tormentati e difficili. Cercava il rimedio alla scristianizzazione e al male agendo in presa diretta sull’essere umano. Non importava dove si trovasse: se in uno studio presidenziale, nelle scalcagnate barche affollate di migranti che attraversavano il Mediterraneo o nelle carceri. Col suo stile diretto e profondamente umano, ha affrontato i grandi temi del nostro tempo: guerre e migrazioni, crisi ambientale, disuguaglianze sociali, ruolo della donna, sessualità, tecnologia e il futuro della Chiesa. Per lui, come ha più volte ricordato, il cristianesimo è un’esperienza che cambia la vita – personale e collettiva – e non una dottrina distante dal pragmatismo della vita: «L’attesa della beatitudine eterna non ci dispensa dall’impegno di rendere più giusto e più abitabile il mondo», era la sua riflessione.

Francesco, che parla e tace, che sorprende con parole forti o rifiuti, è stato un papa umano, anzi umanissimo. Se non fosse forse irriguardoso, diremmo che nel suo pontificato Bergoglio si è distinto come parroco che ha avuto come parrocchia il mondo intero.

L’inizio del suo pontificato è stato sensazionale. L’8 luglio 2013, a poco più di tre mesi dall’elezione, Francesco raggiunse Lampedusa, luogo simbolo della tragedia dei naufragi e dell’umanità degli abitanti dell’isola. La prima carezza del suo pontificato fu per i profughi e per gli isolani.

Pochi mesi dopo, il 14 giugno 2014, Francesco accorse in Calabria, a Cassano, in una terra ferita da una delle più brutali manifestazioni della ’ndrangheta: l’assassinio del piccolo Cocò Campolongo, ucciso con il nonno in un’auto. Durante la Messa, celebrata davanti a migliaia di fedeli, il suo grido risuonò veemente, con forza: «Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati». La frase fece il giro del mondo. Non si trattava di una mera denuncia, ma di un atto pastorale e teologico che sanciva la radicale incompatibilità tra Vangelo e criminalità organizzata, ha scritto pochi giorni fa il direttore di Avvenire di Calabria, don Davide Imeneo, rievocando quell’evento per il Corriere della Sera.



Per la prima volta un Papa, dal Sud dell’Italia, pronunciava in modo diretto la parola «scomunica», collocando la mafia fuori dal popolo di Dio. Quel gesto riportò al 9 maggio 1993, quando, a meno di un anno di distanza dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Giovanni Paolo II lanciò il suo anatema contro gli “uomini di mafia”: «Nel nome di Cristo crocifisso e risorto... mi rivolgo ai responsabili: convertitevi. Un giorno arriverà il giudizio di Dio».

Papa Francesco passerà alla storia come il Papa che dalle “villas miserias” è passato alla Cattedra di Pietro, da dove ha scombinato l’agenda della Chiesa. Ora ci penserà lo Spirito Santo a spianare la strada al suo successore, ma lui continuerà a essere bussola.

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