Avvenire di Calabria

Gaza: Emergency, “a 66 giorni dal blocco degli aiuti umanitari situazione drammatica. Appalti a compagnie private rischiano compromettere imparzialità”

di Redazione Web

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È di ieri l’annuncio da parte del governo di Israele dell’approvazione di un piano di escalation militare nella Striscia di Gaza e dell’appalto della distribuzione degli aiuti umanitari a compagnie private. Emergency, presente nella Striscia da agosto 2024, è testimone di una situazione drammatica a 66 giorni dall’inizio del blocco all’ingresso di qualsiasi aiuto umanitario. Secondo un report del World Food Programme delle Nazioni Unite, il prezzo dei principali generi alimentari sarebbe aumentato del 1.400% rispetto al periodo in cui la tregua era in vigore. Le scorte di cibo stanno finendo mettendo a rischio la salute e la vita delle fasce più vulnerabili della popolazione. Dal 7 ottobre 2023 sono oltre 52mila i morti accertati e oltre 118mila i feriti. Il 70% della Striscia di Gaza si trova sotto ordine di evacuazione attivo, nell’area no-go dove è richiesto il coordinamento con le autorità israeliane per il movimento di aiuti umanitari o sotto entrambe. “Ai bombardamenti incessanti e agli ordini di evacuazione che costringono una popolazione già stremata a spostarsi continuamente si aggiunge anche il blocco completo dell’ingresso di cibo, medicine, carburante che va avanti ormai dal 2 marzo – spiega Alessandro Migliorati, logista di Emergency a Gaza –. Gli aiuti umanitari sono disponibili, ma i camion che li trasportano sono tenuti fermi ai varchi di ingresso della Striscia. La popolazione di Gaza fa sempre più fatica a reperire l’essenziale per vivere: 50 euro per un chilo di farina, 20 euro per un chilo di patate, 13 euro per un litro di benzina. Portare assistenza umanitaria sta diventando praticamente impossibile”. L’impatto del blocco degli aiuti incide anche sulla possibilità di fornire assistenza sanitaria alla popolazione in un territorio in cui solo il 63% degli ospedali e solo il 48% delle cliniche di assistenza primaria sono, parzialmente, funzionanti. “Lavoriamo con il sottofondo delle esplosioni. Le medicine sono sempre più difficili da reperire – continua Andrea Bona, medico Emergency a Gaza –. Gli antibiotici stanno iniziando a scarseggiare. Ci troviamo sempre più frequentemente in situazioni nelle quali non possiamo fornire una cura adeguata ai pazienti che hanno patologie per le quali basterebbe una semplice pastiglia”.
“L’idea di affidare a delle compagnie private la gestione e la distribuzione degli aiuti – concludono Bona e Migliorati – rischia di compromettere il principio di imparzialità nella consegna degli aiuti e di essere sottoposta a logiche di profitto. È necessario lasciare entrare gli aiuti e garantire alle organizzazioni non governative di continuare a occuparsi della loro distribuzione nel rispetto dei principi di indipendenza, imparzialità e neutralità che ne regolano l’attività, come avviene in tutti i conflitti. Altrimenti diventerà sempre più difficile, se non addirittura impossibile, garantire alla popolazione gli aiuti di cui ha bisogno. Sarebbe un punto di non ritorno nella possibilità di offrire assistenza umanitaria alle vittime dei conflitti”.  Emergency è a Gaza da agosto 2024 e attualmente continua a lavorare nella sua clinica nella località di al-Qarara, nel governatorato di Khan Younis.

Fonte: Agensir

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