Facoltà Teologica Pugliese: don Mignozzi (preside), “rigore delle discipline arricchito da respiro ecclesiale e pastorale”
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La Caritas tedesca, insieme alla sua associazione specializzata per il servizio sociale delle donne cattoliche (SkF), chiede che la decisione sul monitoraggio dei test prenatali non invasivi (Nipt) venga immediatamente riproposta all’ordine del giorno del Bundestag. La prevista decisione sul monitoraggio obbligatorio non ha nulla a che fare con la fine del governo a guida socialdemocratica del cancelliere Scholz e con le maggioranze ad esso associate, si sostiene. La mozione del Nipt arriva dal centro del Parlamento; è un “segnale urgentemente necessario contro l’indipendenza strisciante delle pratiche eugenetiche”. “Gli aborti dovuti a probabile disabilità sono aumentati in modo significativo negli ultimi anni, spesso sulla base di risultati falsi”. Per una donna incinta di 30 anni la probabilità di un risultato falso positivo per la trisomia 21 è quasi del 40%, per la trisomia 18 dell’80% circa e per la trisomia 13 addirittura del 90%. “Abbiamo visto con grande preoccupazione che venerdì scorso il Consiglio degli anziani del Bundestag tedesco ha rimosso dall’ordine del giorno dei lavori parlamentari, senza commenti, la proposta collettiva di Corinna Rüffer, Hubert Hüppe e molti altri membri del Bundestag sui test prenatali non invasivi. Lunedì la decisione dovrà essere revocata e la richiesta dovrà essere discussa quest’anno”, chiede Eva M. Welskop-Deffaa, presidente della Caritas tedesca. “Due anni dopo l’approvazione dei test (Nipt) da parte delle casse malati, è giunto il momento di concordare una procedura vincolante per l’osservazione scientifica e parlamentare nel Bundestag”. La Caritas ricorda che il Nipt è concepito come un esame dedicato alle gravidanze a rischio ed è quindi riconosciuto come un servizio di assicurazione sanitaria. Il Nipt – si afferma ancora – non è un test accurato e preciso, a differenza dell’ecografia, e i risultati non portano a prendere decisioni terapeutiche “per il benessere del bambino durante la gravidanza, prima del parto o subito dopo la nascita. Troppo spesso, invece, il test e i suoi risultati sono associati all’aspettativa implicita che la gravidanza venga interrotta se il risultato è positivo”, afferma Welskop-Deffaa.
Fonte: AgensirFacoltà Teologica Pugliese: don Mignozzi (preside), “rigore delle discipline arricchito da respiro ecclesiale e pastorale”
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