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Nel 2023, ultimi dati ufficiali disponibili, con 147,7 miliardi di euro, in Italia si è toccato il nuovo record di spesa per il gioco d’azzardo. E le stime per il 2024 portano a ritenere che lo stesso sarà ulteriormente ritoccato, sfondando la soglia dei 160 miliardi di euro.Cifre di per sé impressionanti, che sono ancora più preoccupanti se si considera che lo studio Ispad del Cnr-Ifc stima che circa 20 milioni di italiani tra i 18 e gli 84 anni (43% del totale) hanno giocato d’azzardo almeno una volta nel 2022. Di questi, oltre un milione presenta un profilo di alto rischio di sviluppare una dipendenza da gioco.
La tendenza che più allarma è la normalizzazione di un fenomeno che rappresenta, in Italia, un nuovo agente di povertà per le famiglie e di maggiore reddito illegale per le mafie. Una normalizzazione che sta determinando, in diverse regioni, una sorta di marcia indietro rispetto alla normativa più restrittiva, in termini di distanze dai luoghi sensibili (scuole, oratori, luoghi di aggregazione) e orari di apertura delle sale da gioco, che negli anni passati aveva consentito quanto meno di porre alcuni limiti al dilagare scriteriato delle slot e delle sale scommesse.
Ad oggi, a ogni regione è consentito regolamentare il gioco attraverso propria normativa e questo sta determinando enormi differenze territoriali e, più in generale, una sensibile riduzione delle tutele che, negli anni passati, sono state introdotte. Del resto, gli interessi economici in ballo sono notevoli, considerando che il giro d’affari del gioco vale da solo almeno sei volte l’intera manovra finanziaria del Paese, oltre il 7% del Pil!
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Ed i veri beneficiari dell’azzardo restano le lobby finanziarie e, nella stragrande maggioranza dei casi, le organizzazioni malavitose, che utilizzano le sale slot come “lavatrici” per i soldi sporchi e che spesso ricattano i giocatori problematici, gestendo il grande mercato parallelo dell’usura.
Con la legge di bilancio recentemente approvata, il Governo ha rivisto l’organizzazione generale del fondo per il contrasto al gioco d’azzardo, che dal 2016 ha consentito la distribuzione alle regioni di circa 50 milioni annui. Risorse indispensabili, attraverso le quali, anche in Calabria, si sono potuti attivare interventi di prevenzione e cura grazie alla fattiva collaborazione tra i servizi pubblici e il terzo settore accreditato nelle dipendenze patologiche.
Con la finanziaria appena approvata, a decorrere dal 2025, tutte le risorse confluiranno in un fondo unico pari a 94 milioni annui, che garantiranno la prevenzione, cura e riabilitazione delle persone con dipendenza patologica, vincolandone circa il 35% per il gioco d’azzardo. Al contempo, verrà istituito un Osservatorio nazionale permanente sull’andamento del fenomeno, presso il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il compito di realizzare attività di analisi e monitoraggio del fenomeno delle dipendenze patologiche, ivi compreso il gioco d’azzardo.
Provvedimenti utili, senza dubbio, e che lasciano intravedere segnali importanti, ma ai quali però dovrebbe fare seguito anche una legge nazionale chiara, che stabilisca distanze e limiti alle giocate, oltre a prevedere interventi preventivi puntuali e immediati, per evitare che le persone finiscano nella dipendenza patologica. Norme, in altre parole, che possano uniformare gli interventi e i provvedimenti nelle regioni e nei territori.
La complessità di una dipendenza come quella da gioco d’azzardo impone infatti una riflessione di sistema. Occorre fare fronte comune: società civile, pubblica amministrazione, scuole, Chiesa, per sostenere e accompagnare tutti coloro che si trovano dentro questo vortice di morte, lavorare per il sostegno dei familiari, impegnare risorse nel sistema di cura e nel sostegno economico, accompagnare le persone ai servizi.
* presidente Federazione italiana Comunità terapeutiche (Fict)
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