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“Sono davvero pochi o nulli gli spazi di partecipazione che la politica offre alle giovani generazioni”. Lo sottolinea Claudia Andreatta, coordinatrice di un’indagine dell’Osservatorio “Giovani e futuro” dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve) sulla partecipazione civica degli adolescenti, conclusa a ridosso del referendum dell’8-9 giugno. L’84% di un campione di 1.000 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni, scelti su tutto il territorio nazionale, chiede di poter avere uno spazio di ascolto mentre, dalle loro risposte ai quesiti, emerge come il 79% di loro “non si vedrebbe a fare l’esperienza politica come professione futura, pur restando i temi politici argomento di discussione per una buona parte degli intervistati, con una media del 77,6% fra discussioni di politica locale e nazionale”, specifica Andreatta. L’84,1% degli intervistati si dichiara “molto” o “abbastanza d’accordo” con l’affermazione per cui, per risolvere i principali problemi del Paese, vi sia il bisogno di un leader politico forte. Posizione che per il ricercatore dell’Osservatorio Iusve “Giovani e futuro”, Christian Crocetta, si avvicina più ad un “allarme” e ad “una richiesta di rimettere al centro la responsabilità di ciascuno per il bene di tutti”. Lo restituisce una risposta fornita ad uno quesito dell’indagine, attraverso la quale il 76,2% dei giovani afferma che “uno dei problemi del nostro Paese deriva dal fatto che ognuno pensa per sé e che i cittadini non si occupano davvero del bene comune”, conclude Crocetta. Questi e altri dati verranno presentati il 25 giugno durante il prossimo convegno dell’Osservatorio “Giovani e futuro”.
Fonte: Agensir