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“Il mondo ha bisogno di essere scosso. Dobbiamo essere consapevoli di quello che sta avvenendo a Gaza. Credo che giustizia sarà fatta, ma questo non ci assolve dalla nostra responsabilità di agire. C’è un disperato bisogno che le persone di fede in tutto il mondo agiscano con amore, compassione, misericordia e si esprimano in modo inequivocabile contro il genocidio repressivo e tutti gli attacchi contro i bambini a livello globale. Proteggerli è il nostro sacro dovere, come ha detto Papa Francesco. E spero che tutti noi prenderemo molto seriamente questo dovere in futuro”. È la vibrante testimonianza di Tanya Haj-Hassan, pediatra e attivista umanitaria che ha lavorato in contesti di emergenza, tra cui la Striscia di Gaza, proposta questa mattina durante l’incontro “La Chiesa dei bambini. Verso la Gmb” organizzato dal Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini in vista del World Children’s Day del 2026 e in occasione del Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani.
La dottoressa ha raccontato quanto vissuto di persona e quanto quotidianamente i colleghi le raccontano: storie di fame, dolore, morte. “Israele bersaglia i bambini, a Gaza nessuno ha dubbi”, ha affermato, sottolineando che proprio le condizioni dei più piccoli “ci ricordano che abbiamo perso la strada giusta”. “C’è un mondo ipocrita che non vede i bambini di Gaza, le nostre ferite”, ha aggiunto, prima di ricordare che nella Striscia “i bambini sono uccisi a tassi senza precedente e si registra un numero di amputazioni come mai nella storia”. “Quale futuro?” è l’interrogativo posto a più riprese, all’inizio di alcune storie di bambini che a Gaza hanno perso i genitori, non hanno più sicurezze, sono senza cibo e acqua, senza la possibilità di andare a scuola perché “tutto è distrutto”. “È senza precedenti in termini di portata, gravità e velocità il trauma inflitto ai bambini di Gaza. Ci sono bambini che soffrono le brutali conseguenze della guerra in tutto il mondo, in Sudan, in Congo e in molti altri Paesi. Il mondo intero è testimone degli orrori che si stanno consumando a Gaza, eppure non siamo riusciti a fermare la violenza”. “Da Gaza – la convinzione di Haj-Hassan – ci sarà un impatto per tutto il mondo”. “I sensi del mondo – ha proseguito citando dei colleghi – si sono intorpiditi. Nessuno prova compassione per l’altro, per noi, né se ne cura. Non so se, come persona, posso condividere qualcos’altro. La disperazione ci avvolge, la disperazione prende il sopravvento e l’oscurità ci circonda da ogni angolo. Questo è un appello al mondo intero, un appello all’umanità: Salvate Gaza. Salvate la gente di Gaza. Salvate i bambini di Gaza. Basta. Basta. Basta”.
All’incontro avrebbe dovuto partecipar anche Dacia Maraini, impossibilitata per un’indisposizione. È stato letto integralmente un testo, pubblicato oggi su “La Stampa”, nel quale la scrittrice afferma che “tocca a noi trasformare la terra nella Casa comune che vorremmo per i nostri figli e nipoti. Guardando i bambini ci sorprendiamo di una cosa: possono giocare alla guerra, ma sanno quando fermarsi se qualcuno si fa male. Gli adulti sembrano incapaci di fermarsi. Incapaci di ricordare che ogni gioco ha un limite e che la vita va protetta, che la pace è una urgenza reale, non una utopia astratta. Cerchiamo in noi il bambino che eravamo, capace di sorprendersi e di sognare. Il mondo ha bisogno di un piccolo e luminoso sguardo di coraggio, capace di creare solidarietà e futuro”.
Fonte: Agensir