Assieme al collega Sante Guido e alla direttrice del Museo diocesano “Monsignor Aurelio Sorrentino” di Reggio Calabria, Lucia Lojacono, è stato proprio lui a ideare e realizzare il progetto “Arte Salvata”, l’iniziativa con la quale la struttura museale sta custodendo e restaurando la Nuvola di Camerino, una macchina processionale seicentesca colpita dal sisma del 2016 nel centro Italia. Giuseppe Mantella è un restauratore calabrese di fama internazionale che ha deciso di prestare gratuitamente la propria esperienza a favore di questo progetto, giunto alle battute finali.
Professore, come procedono i lavori?
Inizialmente non pensavamo fosse un lavoro così complesso, anche perché di quest’opera si conosce veramente poco: l’assenza totale di punzoni lungo tutto il manufatto rende difficilissima la sua datazione. Per questo motivo, oltre che un’occasione di restauro, il cantiere è stato principalmente un’opportunità per capire e studiare molto sulla realizzazione di questo manufatto straordinario.
E cosa avete scoperto?
Beh, innanzitutto abbiamo compreso meglio la polimatericità della Nuvola, fatta di lamine d’argento applicate su una cornice di legno e tessuto e di una serie di raggere di legno dorato che fanno «esplodere» la scena attorno all’icona della Vergine. In secondo luogo, lo smontaggio e l’analisi del manufatto ci ha dato l’occasione di constatare che non tutte le parti che lo compongono sono coeve: abbiamo un po’ ricostruito la storia della costruzione di questa imponente macchina processionale che, nel tempo, ha subito degli interventi qualche volta anche maldestri e “violenti”.
Ad esempio?
L’opera è stata, a un certo punto della sua storia, smontata completamente e rimontata su una nuova cornice. Probabilmente in quell’occasione sono stati effettuati degli interventi: alcune lamine sono state sostituite con un procedimento semplificato, alcune saldature sulle figure principali sono state effettuate a stagno, alcune delle raggere sono state segate o eliminate e sono stati applicati chiodini non d’argento ma di ferro.
Come avete superato questi problemi?
Innanzitutto abbiamo effettuato la pulitura di tutti i pezzi, dopo i veri test fisici e chimici. Adesso stiamo rimontando l’opera e dovremo saldare, questa volta in maniera corretta, tutti i pezzi che si sono rotti. C’erano “angioletti” con la testa quasi completamente staccata.
Un lavoro impegnativo e duro, anche per la grande quantità di variabili ignote. Che effetto fa sapere che c’è un’intera comunità che aspetta febbrilmente un oggetto di culto?
È sicuramente una grande responsabilità ma anche un grande onore. Sono stati momenti straordinari, proprio perché abbiamo lavorato con la piena consapevolezza che c’è una comunità in attesa. È stata una bella avventura e siamo fieri di restituire la Nuvola più bella di prima.