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L’Ambasciata di Israele con il Museo della Memoria di Assisi ha organizzato la cerimonia per l’attribuzione della più alta onorificenza civile dello Stato d’Israele. L’evento si è svolto stamattina presso il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1994”. Negli anni ’30, a Perugia, viveva la famiglia ebraica Calef, composta dall’ingegnere Luciano Calef, dalla moglie Liana e dai loro figli Fiorella e Sergio. Nel 1938, poco prima dell’emanazione delle leggi razziali in Italia, Lina Berellini si unì alla famiglia come bambinaia, stringendo un legame molto forte con i Calef. Quando le leggi razziali vietarono agli ebrei di assumere personale non ebreo, Lina non abbandonò i suoi datori di lavoro. La famiglia rimase a Perugia fino al 1942, quando si trasferì ad Acquapendente, nel Lazio, sempre con Lina al loro fianco. Dopo l’8 settembre 1943, con l’invasione nazista dell’Italia, la famiglia si spostò in un piccolo paese nella valle del fiume Paglia. In seguito alla notizia del rastrellamento degli ebrei di Roma del 16 ottobre, i coniugi Calef decisero di separarsi da Lina e dai bambini per aumentare le loro possibilità di sopravvivenza. Lina si rifugiò con i bambini a Pitigliano, in Toscana, presentandosi come una rifugiata di Terni e zia dei bambini e affittando un appartamento da una famiglia ignara della loro identità ebraica. Nel frattempo, Luciano e Liana si nascosero in una fattoria vicino Trevinano. Successivamente, i Calef chiesero a Lina di raggiungerli nella fattoria, dove rimasero insieme fino alla liberazione, avvenuta il 10 giugno 1944. Dopo la liberazione, fecero ritorno a Perugia, dove Lina continuò a prendersi cura di Fiorella e Sergio fino al suo matrimonio nel 1947. In seguito, i contatti tra Lina e i fratelli si interruppero, per poi riprendere nel 2017 grazie alla nipote di Lina, che rintracciò Fiorella e Sergio tramite Facebook.
La storia di Lina Berellini è un esempio di coraggio e altruismo che ha illuminato un periodo di grande oscurità. I cittadini italiani riconosciuti con il titolo di “Giusto fra le Nazioni” dallo Yad Vashem di Gerusalemme sono circa 700. Da oggi all’elenco si aggiunge anche il nome di Lina Berellini. Le vicende ricordate oggi riguardano il salvataggio della famiglia Calef da parte di Lina Berellini.
È per questi fatti che lo Yad Vashem ha riconosciuto a Lina Berellini il titolo di “Giusto fra le Nazioni”. Mettendo a rischio la propria vita, infatti, Lina Berellini si oppose alle politiche nazifasciste e, senza mai ricevere un compenso, garantì la salvezza della famiglia ebrea dei Calef.
A rievocare i fatti storici, nell’emozione collettiva degli invitati alla cerimonia, l’ambasciatore di Israele in Italia Jonathan Peled, il sindaco di Assisi Valter Stoppini, il presidente Regione Umbria Stefania Proietti e il vescovo di Assisi-Nocera Umbra -Gualdo Tadino e di Foligno, mons. Domenico Sorrentino, il quale ha sottolineato: “L’insegnamento di Lina Berellini e degli altri Giusti tra le Nazioni è proprio questo: non rimanere indifferenti e sapersi fare prossimi nei momenti più bui, quando c’è bisogno della luce del coraggio, della fede per chi crede e della forza dell’umanità e della speranza contro ogni intolleranza, sopraffazione e negazione dei diritti universali”.
Toccante la testimonianza di Sergio Calef che ha ricordato il coraggio di Lina Berellini e sentito il ringraziamento di Lina Apostolico, nipote della donna che ha ricevuto l’onorificenza e l’attestato i quali, per volontà di tutta la famiglia, saranno esposti nel Museo di Assisi dove, attraverso documenti, testi, foto e oggetti, vengono raccontate le storie di altri nove Giusti. A questo proposito il direttore del Museo, Marina Rosati, ha ricordato come l’esposizione assisana sia diventata un luogo di incontro, di testimonianza, di riflessione e di diffusione di una cultura del bene. Al termine della cerimonia l’ambasciatore, accompagnato da Rosati, mons. Sorrentino e Proietti, ha visitato il Museo rimanendo particolarmente colpito dalla storia di Assisi, dove furono salvati circa 300 ebrei.
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