
Brasile: card. Miglio (emerito Cagliari) domenica ordinerà vescovo mons. Spiga nella diocesi di Grajau
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Nel primo trimestre del 2025, la situazione dei diritti umani ad Haiti è rimasta estremamente preoccupante, segnata da crimini di massa, rapimenti e violenze sessuali. Tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2025, almeno 1.617 persone sono state uccise e 580 ferite in episodi di violenza che hanno coinvolto bande, gruppi di autodifesa o membri della popolazione, oltre che in operazioni condotte dalle forze di sicurezza. Nello stesso periodo sono stati registrati almeno 161 rapimenti a scopo di riscatto, il 63% dei quali nel dipartimento di Artibonite. Sono le cifre riferite dalle Nazioni Unite, attraverso il rapporto dell’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti (Binuh, in francese), presentato a Port-au-Prince il 30 aprile e sintetizzato in una nota diffusa ieri. “Il primo trimestre – segnala l’ufficio Onu – è stato caratterizzato da un’intensificazione delle attività dei gruppi criminali che cercano di estendere la loro influenza territoriale nell’area metropolitana di Port-au-Prince e nella regione circostante. Sono stati presi di mira in particolare i comuni di Delmas e Kenscoff, con l’obiettivo di destabilizzare Pétion-Ville. Inoltre, le stesse bande hanno compiuto attacchi su larga scala contro i comuni di Mirebalais e Saut d’Eau, nel dipartimento del Centro, per prendere il controllo delle strade che portano alla Repubblica Dominicana, ma anche per consentire l’evasione di oltre 515 detenuti dal carcere di Mirebalais”. Nel primo trimestre, le azioni dei gruppi di autodifesa e dei membri non organizzati della popolazione, perpetrate nell’ambito del movimento comunemente noto come “Bwa Kalé”, hanno continuato a essere una delle principali fonti di violazione dei diritti umani, causando la morte di almeno 189 persone accusate di appartenere a bande o di aver commesso crimini comuni. Il rapporto esprime preoccupazione per l’elevato numero di persone uccise durante le operazioni delle forze di sicurezza. Almeno 802 persone sono state uccise in queste operazioni, circa il 20% delle quali erano membri del pubblico colpiti da proiettili vaganti mentre si trovavano per strada o nelle loro case. Inoltre, ci sono stati 65 casi di esecuzioni sommarie presumibilmente commesse da membri della polizia e dal commissario del governo di Miragoâne. Il rapporto evidenzia anche il grave impatto delle attività delle bande su donne e bambini. Durante questo trimestre, sono stati registrati più di 333 sopravvissuti a violenze sessuali, il 96% dei quali sono stati vittime di stupri, spesso di gruppo, perpetrati da membri di bande. Inoltre, almeno 35 bambini hanno perso la vita e altri dieci sono rimasti feriti in attacchi di bande, operazioni di polizia o atti di giustizia mafiosa. Molti altri bambini sono stati trafficati e costretti a unirsi alle bande.
Fonte: AgensirBrasile: card. Miglio (emerito Cagliari) domenica ordinerà vescovo mons. Spiga nella diocesi di Grajau
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