
Papa Francesco: oltre 90mila persone per l’omaggio in basilica
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“Le famiglie vulnerabili sono spinte sull’orlo della catastrofe nel centro di Haiti, mentre il caos continua a privare i bambini di servizi salvavita e li espone a gravi rischi di protezione. Il loro presente e il loro futuro sono letteralmente sotto attacco”. Lo dichiara Ted Chaiban, vicedirettore generale dell’Unicef dopo la sua missione ad Haiti. “I gruppi armati controllano oggi, secondo le stime, l’85% della capitale Port-au-Prince e gran parte della regione di Artibonite, che produce cibo, costringendo centinaia di migliaia di persone a fuggire e mettendo a rischio oltre un milione di bambini. L’accesso alle comunità colpite è sempre più limitato dall’insicurezza e dalla presenza di gruppi armati”.
Chaiban riferisce di aver visitato una scuola trasformata in luogo di sfollamento a Port-au-Prince che ospita più di 7.000 persone, metà delle quali sono bambini. “Ho incontrato madri, padri e bambini che erano stati costretti a fuggire per salvarsi la vita, lasciandosi tutto alle spalle. Il trauma era palpabile. Le famiglie hanno raccontato di essere fuggite sotto i colpi di arma da fuoco, con le case ridotte in cenere e l’accesso al cibo, all’acqua e all’assistenza sanitaria bruscamente interrotto. I bambini sono finiti nel fuoco incrociato. Alcuni sono feriti, altri sfollati o orfani. La situazione del sistema sanitario è critica. Più della metà degli ospedali del Paese non sono più operativi, con un solo ospedale pubblico funzionante nella capitale. A Gonaives, nella regione di Artibonite, ho visitato un centro sanitario molto frequentato e sull’orlo della chiusura. Serve fino a 500 persone al giorno, tra cui neomamme e neonati, donne in gravidanza, bambini malnutriti e vittime di violenza sessuale. Il direttore sanitario mi ha chiaramente detto che senza il continuo sostegno dell’Unicef non saranno più in grado di operare”.
Soffermandosi a parlare di un “sistema sanitario di Haiti, già fragile”, che “sta collassando sotto la pressione delle continue violenze e delle risorse sempre più limitate”, l’esponente Unicef ribadisce che “i sistemi di erogazione dei servizi sociali funzionano ancora al di fuori delle aree controllate dai gruppi armati e devono essere sostenuti”. “L’istruzione non è più un rifugio per i bambini: è sotto assedio, con quasi 1,5 milioni di bambini che non vanno a scuola o rischiano seriamente di abbandonarla del tutto. Centinaia di scuole sono state distrutte, occupate o utilizzate come rifugi temporanei per gli sfollati. Senza protezione, rischiano di essere reclutati in gruppi armati o di essere esposti a violenze indicibili. Stimiamo che il 30-50% dei gruppi armati sia composto da bambini. Le bambine sono sempre più a rischio di subire violenze sessuali e di genere da parte di questi gruppi, oltre che in alcuni luoghi di sfollamento che non dispongono di una protezione sufficiente”.
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