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L'incontro segna la conclusione del Corso di Storia dei Giubilei svoltosi in ISSR, guidato dallo stesso direttore dell’archivio storico, p. Pasquale Triulcio, docente di storia della Chiesa
“Il Cardinale Gennaro Portanova e l’Episcopato calabrese al Giubileo del 1900” è il titolo dell’evento che vedrà entrare l’Archivio storico diocesano di Reggio Calabria in dialogo con il locale Istituto Superiore di Scienze Religiose il prossimo 15 maggio alle ore 17.
L’iniziativa si inserisce all’interno dell’attività dinamica svolta dell’intero MAB dell’arcidiocesi al fine di far risaltare la ricchezza poliedrica dell’Anno giubilare in corso e al contempo arricchire le Giornate di valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico, rendendole accessibili ai cittadini di Reggio Calabria e non solo. Il tutto segna la conclusione del Corso di Storia dei Giubilei svoltosi in ISSR, guidato dallo stesso direttore dell’archivio storico, p. Pasquale Triulcio, docente di storia della Chiesa, vedrà l’uditorio confrontarsi con il dott. Alfredo Focà, appassionato conoscitore del cardinale arcivescovo reggino.
Gennaro Portanova, napoletano fu ordinato vescovo a 40 anni, soltanto sedici anni dopo la sua ordinazione sacerdotale avvenuta il 22 maggio 1869 per mano del cardinale Sisto Riario Sforza. Specializzato in teologia tomistica fin quando divenne vescovo ordinario di Ischia proprio l'11 febbraio 1885. Tre anni dopo, il suo arrivo a Reggio Calabria dove rimase per vent'anni sino al 25 aprile 1908. Il 19 giugno del 1899 fu insignito della porpora da papa Leone XIII, primo e finora unico presule reggino ad essere nominato cardinale da vescovo della città.
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Si adoperò a prestare soccorso alle popolazioni colpite dai terremoti che colpirono la Provincia e la Calabria negli anni 1894, 1905, 1907. Morì pochi mesi prima del sisma del 28 dicembre 1908 e in quei giorni tragici la Chiesa reggina si trovò priva del suo pastore. Fu diffusa attraverso la stampa una confessione fatta ad un amico dal Portanova prima della morte «ho il presentimento della mia fine non lontana. Così non mi strazierà la vista delle rovine di questa povera città. Se la rovina viene ed io non sarò più di questo mondo, recate un po’ della vostra energia fra gli sventurati».
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