Il libro della settimana, la preghiera nella realtà del futuro della Chiesa secondo Jean Danielou
L’argomento viene affrontato dal teologo, considerato uno dei padri della Chiesa del XX secolo
di Mimmo Nunnari
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Il libro “La preghiera come questione politica”, pubblicato postumo in Francia nel 2012 ora tradotto in Italia a cura di Riccardo Rinaldi
Non c’è dubbio che i funerali di papa Francesco e l’elezione del suo successore Leone XIV siano stati eventi planetari che si voglia o no hanno riportato il tema del cristianesimo al centro della realtà del XXI secolo, ponendo la questione dell’avvenire della Chiesa nel tempo della società sempre più influenzata dalla tecnologia.
La questione, ieri con Francesco, oggi con Leone XIV rimane la stessa. Con quale messaggio evangelico nel futuro la Chieda raggiungerà il popolo cristiano in ogni angolo del mondo. Paradossalmente, a conferma della profondità e della costante riflessione della Chiesa, troviamo le risposte agli interrogativi in un vecchio testo del cardinale francese Jean Danielou (1905 - 1974) adesso riproposto dalle Edizioni Dehoniane Bologna: “La preghiera come questione politica”, pubblicato postumo in Francia nel 2012 e ora tradotto in Italia a cura di Riccardo Rinaldi (pagine105, euro 16).
L’argomento viene affrontato dal teologo, considerato uno dei padri della Chiesa del XX secolo, mettendo al centro la modalità della preghiera dell’uomo moderno: persona impegnata nel mondo della civiltà tecnologica, con tutte le trasformazioni che questa apporta al ritmo dell’esistenza umana. Pur essendo stato scritto più di mezzo secolo fa il saggio di padre Danielou (morto in circostanze che diedero adito a polemiche poi rientrate) anticipa temi oggi ancora più stringenti in tempi di tecnologie in continua evoluzione. Nell’evangelizzazione, premette il teologo che fu perito al Concilio vaticano II, va fatta una scelta ricercando modi espressivi che corrispondano al mondo di una determinata epoca, avendo però fermo il punto imprescindibile che la Chiesa pur adattandosi ai tempi mantenga inalterata la sua testimonianza portando avanti i suoi valori permanenti: “il cristianesimo deve essere un sale o un lievito, e non lasciarsi diluire nell’impasto”.
L’essenziale comunque è che conservi il suo sapore. Si pone delle domande il teologo: com’è possibile un grande popolo cristiano nella civiltà di domani? E qual è l’avvenire della preghiera in questa civiltà? La preghiera, premette, è una questione profondamente politica, perché in essa si riflette il rapporto tra religione e società. Richiede anzitutto che la città (la politica) la permetta e le dia significato; che la chiesa non sia ristretta a piccole cerchie e che la società non distolga l'attenzione dalla vocazione spirituale di ogni persona. Quando nel libro di Danielou leggiamo alcuni passaggi come «(la Chiesa) per Sant’Agostino, è simile a una rete che raccoglie insieme pesci buoni e pesci cattivi, ma di cui non sta a noi fare la cernita», oppure «La riduzione del cristianesimo a un ideale terrestre, e di Cristo a una sorta di filantropo, è la peggior denigrazione della nostra religione», sembra di ascoltare le parole pronunciate dal nuovo papa solo qualche settimana fa.
Conclude Danielou: «La superiorità del cristianesimo non va cercata nell'ordine della civiltà, ma nel fatto che esso arrivi la dove alla civiltà non è concesso, ovvero negli abissi della miseria dell'uomo, e nelle profondità recondite del suo cuore».
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