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Mezzo milione di turisti ha scoperto le vigne calabresi, l’ospitalità si fa esperienza multisensoriale. Le aziende vinicole cambiano volto: «Serve professionalità turistica, non basta produrre»
Medico radiologo, parlamentare per quattro legislature ed ex sottosegretario ai Beni Culturali e Turismo, Dorina Bianchi ha portato la sua esperienza istituzionale nell’azienda di famiglia “La Pizzuta del Principe” a Strongoli, convertendola a pratiche biologiche. Dal 2023 guida il Movimento Turismo del Vino Calabria, con l’obiettivo di far crescere l’enoturismo e valorizzare il paesaggio agricolo calabrese. In questa intervista ci racconta la sua visione per il futuro del settore.
In questi anni la Calabria è passata dall’essere una destinazione poco conosciuta ad una delle mete enoturistiche emergenti d’Italia: secondo la sua esperienza, quali tendenze di consumo e di viaggio stanno dominando? La Regione sta lavorando molto sulla visibilità dei vitigni e dei vini calabresi e questo ha accresciuto la domanda di visita nelle cantine e la curiosità verso i nostri prodotti. Le aziende vitivinicole però nascono con un’altra vocazione e vanno aiutate a sviluppare competenze turistiche, sia strutturali sia professionali. Servirebbero corsi di formazione specifici per il personale: l’enoturismo è diverso dal turismo balneare e l’ospite cerca un’esperienza immersiva. Oggi circa metà delle nostre aziende ha già imparato a organizzare degustazioni evolute, arricchite da momenti culturali o sportivi: si va dalla serata “poesia e vino”, a serata con degustazioni e laboratori di pittura, o trekking fra i filari seguiti dalla degustazione. In questo modo la cantina diventa una vetrina dell’intero territorio. Occorre creare sinergie fra cantine, villaggi turistici, porti e operatori più grandi, perché l’offerta esperienziale sia facilmente raggiungibile. E non dobbiamo pensare solo ai turisti: i calabresi stessi sono la vera forza di queste iniziative, devono conoscere e frequentare le aziende. Le cantine, dal canto loro, devono comunicare meglio ciò che offrono.
Un recente report ISMEA ci dice che quasi due terzi dei turisti italiani hanno inserito negli ultimi tre anni almeno un’esperienza legata al vino nel proprio viaggio, parliamo di oltre tredici milioni di persone: in che modo MTV Calabria si propone di intercettare in modo stabile questa domanda e tradurla in benefici tangibili per i territori calabresi? Quando ero Sottosegretario al Turismo abbiamo lanciato “l’anno dei Borghi”, quello del Cibo italiano, delle Ciclovie, dei Cammini: ogni volta un tema legato a un turismo più lento ed esperienziale. È una tendenza ormai consolidata sia tra gli italiani sia tra i visitatori stranieri: cercano autenticità, natura, prodotti tipici. Questo modello diminuisce l’impatto dei flussi di massa, stimola la cura dei territori altrimenti marginali e sensibilizza il turista alla tutela dell’ambiente. L’apertura delle aziende agricole ha reso le esperienze positive e il passaparola è stato determinante. Continueremo quindi a puntare su percorsi rurali, cammini, ciclovie e sugli eventi diffusi nelle piccole comunità, per distribuire i flussi durante tutto l’anno e valorizzare paesaggio e sostenibilità.
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Siete rientrati da poco da Vinitaly, la vetrina internazionale più importante del settore. Quali feedback avete ricevuto sui vini di Calabria? Che cosa ha colpito di più buyer e stampa? Il bilancio è molto positivo: l’interesse verso la Calabria è cresciuto e la presenza congiunta della Regione, del Dipartimento Turismo e del Movimento Turismo del Vino (nazionale e regionale) ha fatto percepire al visitatore che, oltre a degustare, può organizzare un vero soggiorno in cantina. Ora dobbiamo tirare le somme: nei ristoranti del Nord, per esempio, la carta dei vini arriva spesso alla Campania e salta direttamente in Sicilia. Le aziende devono farsi vedere di più, ma servono politiche di sostegno per posizionare i nostri vini nella ristorazione.
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