Parla la dirigente dell’Istituto tecnico tecnologico Panella-Vallauri di Reggio Calabria
Scuola, al via il nuovo anno. La preside Marino: «Ecco le sfide che ci attendono»
Dal ruolo dei prof, al dimensionamento scolastico e al disagio giovanile: i temi affrontati
di Francesco Chindemi
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Tempo di ritorno a scuola anche in Calabria. Oggi la prima campanella suonerà per tutte le scuole di ordine e grado di Reggio Calabria. Abbiamo fatto il punto con Teresa Marino, dirigente scolastica dell’istituto tecnico tecnologico “Panella- Vallauri” . In questa intervista rilasciata al nostro settimanale Avvenire di Calabria, parla di sfide vecchie e nuove che la Scuola è chiamata ad affrontare in questo nuovo anno.
Come ci si prepara a vivere l’inizio del nuovo anno scolastico?
Per le donne e gli uomini di scuola, l’inizio dell’anno scolastico è un po’ come un capodanno, atteso con entusiasmo. Siamo animati dal desiderio e dalla necessità di accogliere gli studenti, le nuove famiglie che entrano nella nostra scuola, in particolare i ragazzi delle classi prime.
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Questo fermento organizzativo mobilita sicuramente le nostre migliori energie; tuttavia, è vero anche che può rischiare di allontanarci dall’impegno autentico del nostro fare scuola, del nostro essere scuola. Per affrontare questo fare agitato dei primi giorni di scuola è importante trovare il tempo e lo spazio per ritrovarci nelle nostre relazioni significative tra colleghi, tra dirigente e docenti, col personale e tutto, per poi essere pronti ad accogliere i ragazzi e le loro e le loro famiglie.
Secondo lei, quali sono le principali sfide che dovranno essere affrontate in questo anno scolastico?
Oggi una delle sfide davvero più importanti e soprattutto nella nostra città è quella dell’orientamento. Abbiamo assistito negli ultimi anni ad una crescita esponenziale degli studenti che scelgono la formazione liceale. Questo tipo di scelta è andata poi ad avere delle ripercussioni su un altro tipo di formazione, quella professionale e quella tecnica che di fatto poi in un processo a catena ha impoverito tutta la capacità del nostro territorio, in primis del paese quindi in generale, della catena produttiva.
La sfida più importante che noi oggi abbracciamo è quella educativa, accogliere i ragazzi e metterli nelle condizioni di esprimere i loro talenti. Contribuire alla crescita personale dei ragazzi, restituirgli sempre più gli strumenti di alfabetizzazione e di un’istruzione, rende i ragazzi consapevoli delle loro scelte.
Il mondo giovanile è alquanto complesso. Come può la scuola intervenire per prevenire forme di disagio o devianza che spesso occupano le cronache?
Nove anni di dirigenza in istituti comprensivi della periferia, della città metropolitana, i primi anni in un contesto di una comunità piccola, gli ultimi tre nella città di Villa San Giovanni mi hanno permesso di comprendere come già dalla scuola dell’infanzia è possibile intercettare i primi segnali di disagio.
Quando noi raccogliamo l’evidenza di un comportamento nel bambino, nel ragazzo, nell’adolescente, dobbiamo avere la responsabilità e gli strumenti che il territorio ci offre per poter segnalare questo comportamento e aiutare le famiglie a decodificare comportamenti che potrebbero custodire disagi. Sono tante le forme e tante le fatiche e poi alla scuola tocca la personalizzazione, imparare anche a riconoscere i ruoli e le competenze che aspettano alla scuola, quelli che sono propri della famiglia, quelli dei professionisti che devono intervenire, quelli della comunità di riferimento, significa creare un abbraccio attorno al bambino e attorno al ragazzo portatore di disagio, prevenire, accompagnare, sostenere, liberare.
Il dimensionamento scolastico incide su uno dei tratti distintivi che storicamente caratterizzano l’istituzione scolastica: la prossimità. Quali effetti, secondo lei, sta producendo in particolare nel nostro territorio?
Ildimensionamento scolastico ha un impatto rilevante sulla prossimità. Questo concetto, che ha storicamente garantito una vicinanza fisica e simbolica tra scuola e comunità, viene trasformato dai processi di accorpamento e chiusura, soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie. Tuttavia, non si può ridurre il discorso sul dimensionamento a una mera necessità economica. Al contrario, esso dovrebbe essere visto come un’opportunità per promuovere uno sviluppo sostenibile delle comunità.
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È fondamentale riflettere sulla tipologia di formazione tecnica e professionale che meglio risponde alle esigenze del territorio, valutando anche il ruolo delle università e le prospettive occupazionali future. Solo attraverso una visione di lungo periodo, che tenga conto delle specificità territoriali e delle necessità della comunità, il dimensionamento scolastico può trasformarsi in un’opportunità di crescita e sviluppo.
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