
Leone XIV: Albano, alle 9.30 presiede la messa giubilare nella cattedrale di San Pancrazio
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L’intelligenza artificiale generativa è la nuova frontiera della pedofilia e pedopornografia: chi abusa si rivolge a chatbot, sistemi che interagiscono online con i minori, con l’obiettivo di avere un contatto più intimo. Non solo: è possibile “spogliare” i bambini (2.967 caduti in questa rete solo nella prima metà del 2025) e farli agire dentro situazioni di abuso grazie al deepfake, le immagini truffa. La denuncia è contenuta nel primo Dossier in assoluto su quest’emergenza realizzato dall’Associazione Meter Ets fondata e presieduta da don Fortunato Di Noto, e presentato oggi a Roma. Alla conferenza stampa promossa dal Copercom presso la sede Cei di via Aurelia 468, hanno portato il proprio saluto il cardinale presidente presidente della Cei, Matteo Zuppi, il segretario generale Giuseppe Baturi, il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. Sono intervenuti, oltre a Di Noto, Maria Teresa Bellucci, viceministro Lavoro e politiche sociali; Ivano Gabrielli, direttore Polizia postale e per la sicurezza cibernetica; Chiara Griffini, presidente Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori; Vincenzo Corrado, direttore Ufficio comunicazioni sociali Cei. A moderare l’incontro Stefano Di Battista, presidente del Copercom.
Non mancano online applicazioni e software che permettono di spogliare i bambini o creare situazioni per nulla innocenti, rivela il dossier; tutto questo partendo da fotografie magari scattate durante momenti di gioco, sport, feste. La macchina virtuale – si legge nel report – sovrappone ai vestiti un “corpo” modellato pezzo per pezzo, dando pose maliziose alterando il contesto dell’immagine. Lo sviluppo dell’IA ha permesso ai pedofili il massimo risultato col minimo sforzo: è sufficiente reperire un chatbot, cioè un programma che interagisce con i minori, usa il loro linguaggio al fine di creare una relazione empatica ed indurli allo scambio di materiale intimo. In sostanza l’Ia può manipolare i minori sfruttando le loro emozioni e convincendoli che in fondo “non c’è niente di male” a spogliarsi o considerare situazioni che di fatto non sono per nulla accettabili. I chatbot cambiano link e canali continuamente, crittografano e distribuiscono in tempi rapidi il materiale. Diventa così quasi impossibile, per le forze dell’ordine, individuarli e bloccare. Secondo i dati raccolti dall’Osmocop (Osservatorio mondiale di contrasto alla pedofilia di Meter), il sistema di messaggistica più usato è Signal (80%), seguito da Telegram, Viber a pari merito con Whatsapp, e altre piattaforme (1% di cloud, forum, darknet).
Fonte: Agensir
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